Era la Pasqua dei Giudei. Gesù salì a Gerusalemme e, nell'area del tempio, trovò gente numerosa, venuta da ogni parte della Nazione, per i riti annuali di purificazione. Si consumava il sacrificio degli animali. Durante le tre settimane di festività, si calcolava il sacrificio di oltre diciottomila capi di bestiame. Venivano venduti nel tempio ma provenivano dagli ovili del Monte degli Ulivi, che erano proprietà del sommo sacerdote Anania e dei suoi figli. Non era ammesso, per sacrificarlo, bestiame da altre provenienze. Contro la legge di mercato, non era ammessa la concorrenza. Erano buoi, pecore e colombe. I cambiamonete essenziali, perché non poteva circolare la moneta romana con l'effigie di Tiberio. Considerata infatti sacrilega anche per la scritta: "divino imperatore". Gesù con una frusta, di cordicelle, cacciò i mercanti e rovesciò i banchi dei cambiamonete. Il gesto, che aveva valenza messianica, era atteso, perché preannunciato dai profeti, che avevano tratteggiato il Messia, come "riformatore del tempio e del clero". Cacciando i mercanti, Gesù motivava il suo gesto: "non trasformate in mercato, la casa del Padre mio!". Le reazioni dei presenti furono diverse. I discepoli inizialmente vi lessero lo "zelo per la Casa del Padre", mentre i capi giudei chiesero legittimazione con un segno, contro i pagani, come quello di Mosè contro i primogeniti degli Egiziani. Ma la risposta di Gesù sarà compresa dai discepoli solo dopo la sua risurrezione: "Distruggete questo tempio, e io in tre giorni lo farò risorgere!". Non si capacitavano, perché quarantasei erano stati gli anni per costruirlo. Ma Gesù parlava del suo Corpo.
Fra' Domenico Spatola

Nessun commento:
Posta un commento