Volli emigrare, lontano, tra stelle, e guardare da quelle la terra vitale: la vidi sbocciare, qual rosa a dolore... e compresi l'amore. - Fra Domenico Spatola.
venerdì 13 settembre 2024
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 8, 27-35
sabato 7 settembre 2024
Fra' Domenico Spatola: Apristi il cuore
Signore, anche a me sfondasti orecchi
e non ricordasti i vecchi
miei peccati,
che nel battesimo avevi cancellati.
Ma quando da te andai lontano,
compresi che vano,
era il mio rifiuto,
avendo sol da te avuto
amore,
col quale a me apristi il cuore.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIII domenica del tempo ordinario (Anno B): Marco 7, 31-37
venerdì 30 agosto 2024
Fra' Domenico Spatola: "Tutto è puro".
Dei farisei, la purità
era sol formalità,
per il cuore inquinato,
da Gesù, lor denunciato.
"Perché lavare il fuori,
se è dai cuori
l'idea malvagia?
Tu la volevi saggia
alla tua scuola,
ove verità detta tua Parola.
Venuti da lontano,
puntarono della mano
l'avverso dito contro te,
i farisei, che da sé,
arrogavano il giudizio
a loro sfizio.
Ma tu loro dicesti: che "ciò che entra è puro",
e per lor fu siluro
l'idea che non inquina
ciò che va in latrina,
ma quel che, dal cuore,
esce senza pudore.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XXII del tempo ordinario (anno "B) Mc 7,1-8.14-15.21-23
Aveva parlato di vita, e spuntarono i nemici della vita. Scomodatisi direttamente da Gerusalemme, la santa Sede di Israele, perché Gesù aveva condiviso i pani (figura della Eucaristia) e la gente li aveva presi "con mani impure", cioè non lavate. La libertà offerta da Gesù scandalizzava infatti gli scribi e i farisei e tutto il gotha religioso. Accusavano inoltre i discepoli di Gesù di non osservare la "tradizione degli antichi", ossia i precetti "sul puro e sull' impuro", trasmessi dal Talmud, la Legge non scritta e lasciata oralmente da Mosè per essere interpretata dai dottori. Con l'accusa di "ipocriti", Gesù li denunciava "commedianti", perché pretendevano di apparire quali non erano, mistificando anche il "sacro" per il proprio tornaconto. Gesù applicò loro un testo inesorabile di Isaia: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Is 29,13). Il cuore (equivalente a ciò che per noi è il cervello) era all'origine dei pensieri e Gesù prese di mira quelli che escono e inquinano l'uomo: come gli omicidi e tutte le altre nefandezze e intemperanze. Duro inoltre il suo rimprovero per il loro culto che gli avversari esercitavano senza fede e solo di facciata. L'affondo più grave fu tuttavia per le loro dottrine, da essi millantate come "divine" mentre per Gesù erano soltanto "precetti umani". Il suo severo giudizio squalificava in tal modo il Levitico, il libro di Mosè da loro preferito perché, per la maggior parte, argomentava sul tema del "puro e impuro", che serviva a loro per discriminare e condannare persone e cose. "Non c'è nulla al di fuori dell'uomo che, entrando in lui, lo possa rendere impuro". Fu la sua sentenza. Dopo avere criticato la legge orale (Talmud) fatta di "precetti di uomini", si rendeva ai loro occhi colpevole di criticare anche quella scritta (la Toràh). Dichiarò infatti "puri tutti gli alimenti". La condanna prevista per uno "spergiuro" come Gesù era la morte, ed egli perciò fuggì in terra pagana, per non venire ucciso anzitempo.
Fra' Domenico Spatola
venerdì 23 agosto 2024
Fra' Domenico Spatola: Signore, dove andremo?
ai discepoli fu dura
tua parola,
allettati da altra scuola.
Tu, sorpreso perché ottusi,
li vedesti più confusi
e non credenti,
e annoverasti tra i perdenti
chi t'avrebbe anche tradito.
Riproponesti ancora a rito,
quel che per tutti era l'invito:
"Se del Padre accettate amore,
venite a me senza timore!".
Molti seguaci,
non audaci,
preferirono sfuggirti
per non seguirti
ma a quelli stretti tra i tuoi:
"Volete - dicesti - andar via anche voi?".
Per i Dodici parlò Pietro:
"Non vogliamo tornare indietro.
Le tue parole son di vita,
e nostra scelta è già acquisita".
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo di domenica XXI del tempo ordinario (anno B): Giovanni 6, 60-69
sabato 17 agosto 2024
Fra' Domenico Spatola: Il pane vivo, sceso dal cielo...
fu il cuor degli uditori.
Mormoratori,
non vollero il tuo pane,
preferendo cose vane,
opposte e alterne
a quelle eterne
di tua salvezza.
Con amarezza
udisti il lor lamento
per l'altro nutrimento.
Ma insistevi ch'è la tua carne da mangiare
e il tuo sangue per inebriare.
Sol così la vita
sarà infinita
e data a profusione
nel giorno di risurrezione
La manna, come poi si seppe,
non vietò ai padri la morte nelle steppe.
Mentre, squarciato il velo,
il pane scese dal
cielo
per dar vita paterna,
piena ed eterna.
Commento al Vangelo della XX domenica del tempo ordinario (anno B): Giovanni 6, 51-58
martedì 13 agosto 2024
Fra' Domenico Spatola: Maria entrò nel Gaudio...
Colei di cui la faccia
per prima conoscesti,
perché da lei avesti
latte e amore
e, materno suo dolore
ti accompagnò fino alla croce.
Or che tua voce
invito a lei rivolge,
essa ci coinvolge:
"Vieni, eletta dal Padre,
per essere la madre
di me suo Figlio.
Il mortal ciglio,
ormai hai valicato,
entra nel gaudio meritato!".
Essa, col cuore adorno di gigli e rose,
a te pronta rispose:
"Non entrerò da sola,
perché la tua Parola
mi fece madre dell'umanità".
Entrò in rinnovata maternità.
Di Domenico Spatola
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Solennità della Assunzione di Maria in corpo e anima in cielo: Luca 1,39-56
ricordandosi della sua misericordia
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla
sabato 10 agosto 2024
Fra' Domenico Spatola: "Il Pane... è la mia Carne! "
altre cose dichiararon sane.
Criticavan tue radici
e, di tuoi avi, si riteneano amici.
Agli occhi aveano il velo,
né vedean te, sceso dal cielo.
L'invitasti a non mormorare,
ma a credere e accettare
che il Padre t'avea mandato.
Così avrebbe meritato
ognun la vita eterna,
quella paterna.
"Il Pane sono io",
dicesti a chi in oblio
ti volea relegato,
avendoti confrontato
con i loro antichi padri,
come con vecchi quadri.
Ma tu di lor narrasti fine:
morti tutti nel confine
del deserto,
mentre di Pane, da te offerto,
ch'è la tua Carne,
il mondo non può farne
a meno, nel cammino,
guidato dallo Spirito divino.
Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XIX domenica del tempo ordinario (anno B): Giovanni 6, 41-51
venerdì 2 agosto 2024
Fra' Domenico Spatola: Tu, pane di vita...
si trovò confusa
nel non vederti.
Voleva offerti
stessi pani
che, con tue mani,
Gesù, avevi spezzato.
Ma tu, contrariato,
dicesti loro
che altro era il tesoro
che non Mosè avea dato,
la sua manna infatti negato
avea la vita
che a tutti nel deserto era finita.
Proponesti perciò il tuo alimento,
e dicesti che a portento
dava guerra a morte
e tu garantivi novella sorte
a chi mangia il tuo Pane:
ei non frane
avrebbe visto in sua vita,
perché l'avrà infinita.
Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XVIII domenica del tempo ordinario (anno B): Giovanni 6, 24-35

Divisi i pani alle cinquemila persone, la folla fu euforica. Aveva trovato il suo re. Equivocava e con lei anche i discepoli, che, al rifiuto di Gesù a lasciarsi incoronare, rimasero frustrati. Gesù infatti, per sfuggire alle loro lusinghe, si era rifugiato da solo sul monte, mentre i discepoli, dissociati, s'imbarcarono, per l'altra riva. La tempesta in mare, marcò la distanza. Gesù tuttavia li volle riconquistare nella notte, camminando sulle acque. A Cafarnao fu l'approdo. La folla lo raggiunse. Ma il cibo cercato era quello che perisce. Tale fu la denuncia di Gesù, il suo invito fu perciò a cercare il vero cibo, che può dare solo il Padre, perché è per la vita eterna. La folla obiettò che l'unico pane conosciuto era la manna, che Mosè aveva dato ai padri. "E morirono" concluse la loro frase Gesù "perché non Mosè poteva dare il vero Pane, essendo quello esclusivo dono del Padre mio". A garanzia era la vita eterna che solo quel pane comunica. Parvero persuasi, e insistettero per averlo. Allora, fuori metafora, Gesù si dichiarò: "Io sono il pane della Vita, chi mangia di me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete". Immortalata fu la formula a consacrazione liturgica, in tutte le comunità giovannee.
Fra' Domenico Spatola