Ricorre il triste evento
solo di scontento
per deportazione brutale
di quel giorno che fu fatale
per gli Ebrei,
rei
sol d'essere odiati dal caporale
che terra fe' tremare
per arroganza e sua pazzia.
Da tiranno fece razzia
e non sol di cose
ma di umanità e di spose
costrette a violenza
da sua demenza.
Quel giorno fu preparato
dopo l'oro barattato,
che non servì a scagione
e in prigione
dovevano finire
e, nelle mire
di aguzzini avvoltoi
anche nei forni crematoi.
Iniziò così il grande scempio
del teutonico empio
che senza pietà
rastrellò qua e là
per tutta Roma
mentre l'Italia in coma
lasciava fare allo sparviero
che sul lento e severo
convoglio, avviò tutta la gente
a morir languente
nei campi del terrore.
Odo in mie orecchie con orrore
le grida di bimbi e delle madri
e i pianti soffocati degli impotenti padri,
e ancora lo sbuffo di vapore
che il treno emettea a languore.
Oggi il mondo piange
né ammette frange
a tanta crudeltà
ma ancor si chiede: "Quando finirà".
Fra' Domenico Spatola
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