venerdì 8 novembre 2019

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXXII Domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 20, 27-38

27 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28 «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello29 C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 34 Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».

I Sadducei, conservatori e ricchi detentori del potere politico ed economico d'Israele, si associarono a quanti avevano provato a tentare Gesù, per poterlo accusare. Posero a lui la questione sulla "risurrezione finale dei giusti", che i Farisei professavano mentre da loro veniva negata. Il quesito non era politico né riguardava la Legge di Mosè. Su questi temi, Gesù aveva risposto, tacitando Scribi e Farisei. I Sadducei provarono col sarcasmo a ridicolizzare il Maestro: "Una donna, per la legge del "Levirato" ("levir" vuol dire "cognato"), aveva dovuto sposare i sei fratelli del marito, morto senza darle prole e assicurare un discendente che ne perpetuasse il nome. Anche i sei "cognati/mariti" morirono,  senza renderla madre. "Nella risurrezione (era il quesito) a chi sarebbe andata in moglie,  perché l'avevano sposata tutti e sette i fratelli, lasciandola nella  stessa condizione?" Dai Farisei "la risurrezione" veniva interpretata come "ritorno" alla vita di prima, in identiche situazioni. Gesù non fu d'accordo, e offrì la sua lettura inedita: "La vita dei risorti viene da Dio, né dipende dalla procreazione. Essi saranno come Lui ("angeli") perché figli".
Tale "novità" vanificava la necessarietà del matrimonio, a scopo di perpetuarsi. Rivolse quindi il monito ai Sadducei, che non credevano nella "vita oltre la morte". Per Gesù, questa non estingue la vita, ma la potenzia. Come testimone citò Iahvè stesso che, nel rivelarsi a Mosè, si era presentato dal roveto ardente: "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe".  Iahvè stesso li aveva dunque dichiarati "vivi e non morti", nonostante il loro tempo fosse stato di molto anteriore a quello di Mosè.

Fra' Domenico Spatola 

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