Fu il francescano Giovanni Duns Scoto, nel '300, il difensore dell'Immacolato concepimento di Maria contro l'agguerrita schiera dei negazionisti, capitanati da teologi intransigenti e di grosso calibro (Domenicani). Per loro nessuna eccezione era ammessa, neppure per la Madre di Gesù, anch'essa bisognosa della redenzione del Figlio. Non negava questo il francescano, ma parlava di prevenzione, per Maria "risparmiata" a causa della missione che la riguardava, di Madre del Signore. Era "decoroso" ("decuit") per Duns Scoto che Dio preservasse da ogni colpa Colei che avrebbe concepito nel suo grembo Gesù ("potuit ergo fecit"). Pur col sillogismo perfetto, la querelle nei secoli si protrasse senza soluzione fino all'8 dicembre 1854 quando Pio IX, ascoltando il "sentire" dei fedeli che insistevano per il definitivo chiarimento, ne proclamò il dogma, a proposta solenne e inconfutabile. La gioia non fu solo dei Francescani ma di tutta la Cristianità e degli stessi oppositori, che si sentirono sollevati dallo scrupolo di "dover negare". Con equivalente titolo la Chiesa d'Oriente aveva già invocato Maria: "Panaghia" ossia "Tutta Santa". L'Immacolata stessa si dichiarerà, con questo titolo il 25 marzo 1858 a Lourdes, a Bernadette che le chiedeva il nome. Il suo "Concepimento immacolato" era suo tributo a vittoria del Verbo eterno, in lei fatto carne.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto dipinto di Leonardo da Vinci
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