"Chi è?"
"Noi!"
"Noi, chi?"
Qualcuno avvertì disagio. Con parole smozzicate lentamente eppure comprensibili, chi aveva bussato mostrò cortesia inusuale da non sembrare più lui:
"Siamo - disse - i pastori del vicino campo, venuti per vedere il Bambino che è nato. Così hanno detto gli Angeli!"
Pesò per un attimo il silenzio, quando dall'interno riprese la voce, accompagnata dai vagiti:
"Quali Angeli?" chiese.
Legittimamente avrebbe potuto tuttavia sospettare il complotto il povero Giuseppe, se negli ultimi mesi, tra i più inquieti della sua vita, non avesse anche egli avuto a che fare con queste strane Creature.
"Che vi hanno detto?"
"Che questo bambino è nato per salvarci, e dorme nella mangiatoia come i nostri bambini quando nascono".
Si fece coraggio, tolse il ferro e aprì, anche se non ancora per lui non erano finite del tutto le sorprese di Dio. Restò male alla vista di quei lerci e maleodoranti, ma si commosse al loro sguardo semplice e con in mano i doni che suppose fossero per il Bambino. Sorrise al pensiero che tra poveri si è solidali. Accolti, i pastori vollero intrufolarsi fin nell'interno della casa, nel luogo della mangiatoia, per vedere il Bambino, incuranti persino delle infezioni rituali dalla "impurità" della puerpera, che iniziava la sua "quarantena" da impura, per la Legge di Mosè. I pastori non avevano pregiudizi, d'altronde per la stessa Legge chi era considerato più impuro di loro? "Videro... il Bambino nella mangiatoia" e lo adorarono. Poi raccontarono, degli angeli e della missione, a Maria e a Giuseppe, che apprendevano stupìti del Dio che, scompaginando regole, stravolgeva le ideologie umane su di lui. "Aveva avvolto con la sua luce gli irredimibili peccatori!"
Tornarono i pastori alle greggi, col canto degli angeli più vicini a Dio sulle labbra. "E Betlemme?" chiederete voi. "Ignara e non curante, continuò a dormire".
Fra' Domenico Spatola
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