domenica 5 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Befana... strana!




Vidi la Befana
mi parve strana:
con la scopa
sull'Europa, 
arcigna in volto per la guerra
che vedeva sulla Terra, 
e voleva di carbone 
scaricarne a profusione. 
Provò a entrare in Parlamento
ma in quel momento, 
fu fermata perché 
di cenci era vestita. 
Voleva della vita
dire il segreto:
"Non ponete alcun  divieto
a chi professa libertà, 
ch'è vera meta d'umanità!". 
Parlò in fretta
ma nessuno le diede retta. 
Amara e stanca di gridare
riprese la scopa e cominciò a volare.
Tornerà, ne son sicuro, 
quando altro sarà il futuro.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Epifania del Signore: Matteo 2, 1-12

 

1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

I Magi, astrologi o indovini?  Intercettarono tra le stelle quella del neonato Re dei Giudei.  Partirono da dove sorge il sole fino a Gerusalemme. La città del gran Re tremò. Erode, turbato, riunì  sacerdoti e scribi che lessero il profeta Michea: "Da Betlemme uscirà il pastore del mio popolo". L'indicazione era puntuale. Erode, geloso, tramò come liberarsi di lui. Chiese ai Magi del tempo dell'apparizione della stella. Li lasciò andare, con l'impegno di tornare da lui a riferire. Anch'egli infatti aveva voglia di venirlo ad adorare. La stella brillò di nuovo sul cammino, e la gioia dei Magi fu incontenibile. Si fermò sul luogo del Bambino, ed essi entrarono nella casa e, videro il Bambino con la madre Maria. Prostrati, adorarono Gesù che riconobbero Re, con l'offerta dell'oro. Lo adorarono Dio, con l'incenso e lo celebrarono "Sposo" dell'umanità con l'unguento dell'odorosa mirra. 
Per il ritorno, ai Magi in sogno fu consigliata un'altra strada, a ingannare le mire criminali di Erode.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Adorazione dei Magi di Giotto 

venerdì 3 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Si fece carne



Il Verbo eterno
fu il perno
del Progetto, 
che va letto
in umana carne.
Di sua Vita cosa farne, 
spiegò a noi con Verità:
fu fedeltà 
e per quanti 
l'accolsero
e a lui porsero
il cuore
facendo il pieno dell'amore.
Nessuno il Padre conosceva, 
e la Legge riteneva
il suo volere.
Solo il Figlio avea il potere
di darci vera idea
di chi non giudica sol rea
la nostra umanità, 
da lui assunta in umiltà. 
Fatti figli e non più schiavi, 
discendenti e pure gli avi, 
e coll'intento che più spazia
a noi il Figlio diede grazia.

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: Natività di Rubens

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica dopo Natale: Giovanni 1, 1-18

 
1 In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era in principio presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11 Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12 A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.


Il Prologo del Quarto Vangelo anticipa i temi che tratterà nel corso della narrazione.
Pone l'archetipo, ossia il  modello primordiale, ispiratore di tutto:  il "Logos" traducibile come "Parola" o "Progetto", dando coordinate "a-temporali". 
"In Principio". Prima di tutto e per iniziare il tutto da Creatore e Protagonista egli stesso di incarnazione.  Tema centrale, e motivo conduttore dell'intero Poema. Il Divino si umanizza fino a diventare creatura, in comune pertecipazione del nostro pellegrinaggio verso la piena "divinizzazione"
("theosis"). Il Logos  speculare al Padre. Lo dichiarerà più tardi lo stesso Cristo: "Chi vede me vede il Padre. Egli è Vita, luce degli uomini. La sua umanizzazione rompe pregiudizi su Dio, narrati irresponsabilmente da chi non lo aveva mai visto eppure aveva imposto la Legge insopportabile, come divina. Ma questa sfigurava il vero volto del Padre. Sarà denuncia costante del Figlio, che nel suo seno, lo ha conosciuto e svelato, comunicando lo Spirito: "grazia su grazia" col potere per chi l'accoglie  di diventare "figlio di Dio".

Fra' Domenico Spatola
(Nella foto: Natività di Carlo Maratta)