venerdì 11 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Scelse l'asinello



Era quello
da Zaccaria profetato.
Il cavallo fu scartato, 
perché segno del davidico potere. 
Gesù non era venuto per avere, 
ma per consegnare vita. 
Ora egli invita
i suoi seguaci
a condividere audaci
quella scelta, 
fin sulla vetta
del Calvario. 
In modo vario 
accondiscesero. 
Alcuni stesero
i mantelli davanti al re, 
altri invece, senza se, 
gli offrirono amore, 
e a lui diedero il cuore.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica delle Palme (anno C): Luca 19, 28-40


28 Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29 Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30 «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31 E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno». 32 Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33 Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». 34 Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
35 Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36 Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37 Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38 «Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
39 Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40 Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».


Il profeta Zaccaria, quattro secoli prima, rivolto a Gerusalemme, le aveva predetto: "Il tuo re, giusto e vittorioso, cavalca un puledro, figlio di asina". Nel comune immaginario, la cavalcatura del Messia era gloriosa come il cavallo. Perciò la profezia di Zaccaria, ritenuta indigesta, fu accantonata, perché al Messia, "figlio di Davide", era affidato il compito glorioso di riunificare, con potenza, le dodici tribù di Israele. Gesù non poteva essere d'accordo e, vicino a Betafage e a Betania (il luogo ricordava la risurrezione di Lazzaro e la futura Ascensione di Cristo in cielo), inviò due discepoli al villaggio. Così venne denominata Gerusalemme, non per le dimensioni, ma perché considerata il luogo dove la tradizione attecchiva fino al rifiuto di ogni "novità". Il puledro andava slegato, e portato a lui. Proprietari erano i Giudei che avevano legato la profezia. Chiesero: "perché?". "Il Maestro ne aveva bisogno", fu la risposta. Salitovi su, anche coloro che condividevano lo stesso ideale di "Messia di pace", vi posero i propri mantelli, a rappresentanza delle proprie vite. Coloro invece che volevano il Messia trionfatore, il Figlio di Davide,  stendevano mantelli sulla strada, come nel rito della intronizzazione, in segno di sottomissione. Si erano illusi, perché, quando comprenderanno che Gesù non era il re violento da essi voluto, chiesero a Pilato la sua crocifissione. Raggiunto il monte degli Ulivi, iniziò il corteo al canto del Salmo 118. Era quello della intronizzazione del Messia glorioso: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore". Ma  l'evangelista ne sviò la portata con  il correttivo del canto  degli Angeli ai pastori nella Nascita del Signore. Erano i temi della Pace contro le false attese, bellicose e della vittoria d'Israele. I farisei adirati: "Maestro - gli dissero -, rimprovera i discepoli". La risposta fu senza appello: "Se questi taceranno, grideranno anche le pietre!". Il profeta Abacuc, secoli prima, aveva dichiarato: "le pietre grideranno contro l'ingiustizia",  e tale sarà l'uccisione del Messia liberatore.

Fra' Domenico Spatola 

Nella foto: Ingresso a Gerusalemme di Lorenzetti

giovedì 10 aprile 2025

Dona il tuo 5xmille per sostenere il cammino della Missione San Francesco


Sostieni anche tu la Missione San Francesco, la mensa dei poveri creata da Fra' Domenico Spatola e gestita dai volontari nel difficile cammino giornaliero di aiutare gli indigenti, sempre più numerosi: dona il cinque per mille al C.F. 97319880825.  
Per te è solo un piccolo gesto, una firma nell'apposita sezione che non ti costa nulla. Per il Centro un grande aiuto, che consentirà a fra' Domenico e ai volontari di andare avanti nella loro Missione: aiutare chi non può permettersi un pasto giornaliero, una spesa alimentare, una busta di latte o un pacco di pasta per il proprio figlio. 
La Missione San Francesco è aperta tutti i giorni, anche le domeniche e i festivi, per garantire sempre un pasto o un abito pulito o un paio di scarpe, poichè la fame e le necessità non conoscono feste o fine settimana: sostieni con la tua firma chi volontariamente dedica al prossimo le sue energie. 
Un fraterno grazie, 

venerdì 4 aprile 2025

Fra' Domenico Spatola: Il perdono...




Gesù, dell'adultera fosti avvocato, 
menzionando di ciascuno il suo peccato. 
Lo scrivesti col dito sulla terra, 
che nostra polvere custodisce come serra.
"Chi di voi non ha peccato?", 
fu tua sfida a evocar loro reato, 
"getti su lei la prima pietra!". 
Ma ognun arretra, 
e, andati tutti via, 
compassione avesti per la ria. 
La congedasti col perdono 
che di Dio è il peculiare dono.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Quaresima (anno C): Giovanni 8, 1-11

1
 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

Il brano è di Luca. Accolto tra le pagine del Vangelo di Giovanni. Il racconto "pruriginoso", era rifiutato dalle Comunità lucane, perché poteva essere un cattivo modello per le ragazze nubende, ma trattandosi di "Parola ispirata",  trovò accoglienza nel più accomodante tra i Vangeli, quello di Giovanni. Era mattino. Gesù dal monte degli Ulivi si era, come al solito, recato al Tempio e mentre, sotto il Portico di Salomone,  insegnava, alcuni scribi e farisei, per screditarlo, gli trascinarono una donna, da loro sorpresa in adulterio, alle prime ore dell'alba. Per loro il verdetto di Gesù, doveva essere di condanna, come previsto dalla Legge. L'avrebbe reso impopolare, o altrimenti, in caso contrario, uno spergiuro. Non rispose, ma li volle sfidare: "Chi non ha peccato, lasci cadere su di lei la prima pietra!". Poi si chinò sulla polvere, mimando quanto scritto da Geremia sui peccatori i cui nomi sarebbero stati scritti nella polvere di morte. Con il dito scrisse per terra. Si dileguarono uno dopo l'altro. Rimasto solo, con la donna al centro, Gesù, le chiese se qualcuno l'avesse lapidata. "Nessuno, Signore". "Neanche io ti condanno, va' e non peccare più". "L'incontro" fu sintetizzato da Sant'Agostino, "tra la Misera e la Misericordia".

Fra' Domenico Spatola 
(dipinto di Tiziano)


venerdì 28 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Andò lontano...




Addolorato in cuore, 
che tuo amore, 
o Padre, non vedevi nei figli, 
refrattari a consigli.
Il più piccolo lasciò tua mano
e andò lontano, 
da te. 
L'altro senza perché,
odiava il fratello. 
Per lui, non era quello
che additasti
per l'accoglienza, 
ma il fariseo con violenza
interpretò il paterno abbraccio
con l'odio che fece laccio
a soffocare in sé
d'accogliere anche te.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Quaresima (anno C): Luca 15, 1-3.11-32

Luca 15,1-3

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola:

Luca 15,11-32

11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Un dramma. Protagonisti: un padre, che fu anche madre, e due figli, fratelli ostili. Il racconto apre col figlio minore che, vivente il padre, pretese l'eredità.  Gli spettava un terzo dell'asse ereditario. Cifra tuttavia considerevole. La raccolse e, in breve, partì per sprecarla in un paese lontano. Esaurito il denaro, e rimasto senza amici e lavoro, lo trovò nell'unico offertogli: accudire i maiali. Dall'abisso, in cui era caduto,  ricordò del suo  "status" di figlio di un padre, che aveva sempre visto come "padrone" di una servitù, che non mancava di nulla. "Tornerò - si disse - e chiederò un posto da servo". Ma il padre, che l'aspettava, lo vide da lontano e gli corse incontro. L'abbracciò e lo baciò. Era il suo perdono, per la gioia che "il figlio morto era risuscitato". Lo riabilitò, con calzari ai piedi e anello al dito. Ma quel ritorno  dispiacque al fratello maggiore, che, tornato dai campi e udite le musiche dalla casa della tristezza, comprese che il fratello era tornato. Non volle entrare e al padre che lo supplicava, rivolse l'accusa di essere ingiusto, perché aveva immolato il vitello grasso per il figlio libertino. Ma il padre gli ricordò che il suo amore era più grande di qualunque peccato. Perciò accogliesse anche lui, da fratello, colui che egli aveva accolto da figlio.

Fra' Domenico Spatola 


venerdì 21 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Johan Sebastian Bach, 21 marzo 1685

340 anni fa, nasceva ad Eisenach, nell'alta Sassonia, il musicista imprescindibile della Musica moderna: John Sebastian Bach. "Barocca" fu dai critici definita la sua arte. Apprezzatissima, ma altrettanto dimenticata a partire dalla sua morte che avvenne a Lipsia nel 1750. Ci vorranno 79 anni (1829), prima che Mendelssohn la facesse riscoprire al mondo, con la esecuzione della "Passione secondo Matteo", tra i capolavori irraggiungibili dell'arte universale.
Bach, che in tedesco significa "ruscello", avrebbe secondo Beethoven meritato il nome di "Auchàn", perché oceanica fu la sua produzione. Assorbì dagli stili e dalle forme musicali precedenti che rielaborò nella nuova sensibilità, quella "tonale", cui contribuì a dare affermazione, dopo i tentativi di Claudio Monteverdi, di Genualdo da Venosa e di tutto il Madrigalismo che si affrancava dalle leggi severe della polifonia del Palestrina e del contrappunto in auge in tutta l'Europa della "Arte fiamminga". Di tutto Bach fece tesoro, ma andò oltre con il "Temperamento equabile". Con lui si affermò la "musica idiomatica", scritta per gli strumenti. Attratto dai "Concerti di Vivaldi, li trascriveva di notte, a lume di candela, da rimetterci la vista. Nacquero i "Concerti Grossi", con "Brandeburghesi" e tutta la musica strumentale, e le "Cantate" per la Chiesa di San Tommaso di Lipsia, dove oggi è sepolto, e nella quale esercitò da "Maestro cantore" per oltre diciotto anni, a creare settimanalmente le musiche per le liturgie. Ma oltre il violino, fu l'organo lo strumento che lo rese immortale, nell'esercizio della "Arte della Fuga", sua cifra polifonica, elaborata in linee intrecciate e sempre riconoscibili. A Bach deve l'umanità e noi europei, come suoi concittadini in questo frangente buio, lo riconosciamo artefice di valori che sveglia nel cuore, di chi sa palpitare, meritando la sua Arte.

Di Domenico Spatola

Fra' Domenico Spatola: Salvare il fico... senza frutto.




Disponibile a mediare, 
e col Padre a salvare
il fico senza frutto
e non volevi, Gesù, che distrutto,   
andasse il tuo lavoro. 
Era per te tanto oro, 
avendolo il Padre a te donato
e, quando da te fu concimato
e col tuo sangue irrorato, 
la salvezza 
fu certezza. 
Ora essa a noi attiene 
quando l'amore ci conviene,
e diventa nostra vita
la stessa che dài infinita.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di Fra' Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica di Quaresima (anno C): Luca 13, 1-9

 1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
6 Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8 Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9 e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».

Vennero alcuni Giudei a minacciare Gesù. Non era gradita la sua presenza nella loro regione. Se voleva salvarsi era consigliato di tornarsene in Galilea. Gli prospettarono l'atroce destino capitato a quei Galilei uccisi da Pilato, durante i sacrifici nel tempio. Gesù non si lasciò intimorire, e sfruttò la notizia per parlare di conversione, resasi urgente dinanzi alla morte, che a ciascuno poteva accadere in qualunque momento. Portò  il caso  delle diciotto persone uccise dal crollo della Torre di Siloe. Fatti che dovevano spingere a cambiare vita, per non perire allo stesso modo.
Dio dà tuttavia tempi per il recupero. Come all'albero di fichi che, da tre anni, non portava frutti. Alla decisione del padrone di rimuoverlo, intervenne l'agricoltore con la proposta di un anno di proroga, durante il quale avrebbe potenziato le cure. Erano i tempi di grazia per la conversione.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 14 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Trasfigurazione



Fu la tua risposta 
alla opposta
idea di morte, 
rifiutata sorte
dal davidico Messia. 
Altra via
indicavi ai  seguaci, 
incapaci
di venirti dietro. 
Così a Pietro, 
e ai compagni
e a chi si lagni
che la morte sia disfatta:
la risposta fu compatta, 
con Elia e con Mosè, 
e la donasti ai tre
che volevano le tende. 
Anche il Padre non si arrende
e, con voce roboante, 
orienta il claudicante
e venire ad ascoltare
il Figlio da amare.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica di Quaresima: Luca 9, 28b-36

28
 Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo». 36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

L'alto monte fu meta per Gesù e i tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni.  Accadde l'ottavo giorno dall'annuncio della passione e morte fatto ai discepoli. Ma "Ottavo" anticipava la Risurrezione,  esito finale della sua morte. Lo videro trasfigurato: il vestito era candido e sfolgorante, come quello degli angeli al sepolcro vuoto. Testimoni in stessa gloria furono Mosè ed Elia a rappresentare la Legge e i Profeti. Interrogavano Gesù sul suo prossimo esodo da Gerusalemme. Pietro provò a fermare la storia, e bypassare la morte annunciata del Messia. "Maestro - disse -, è bello per noi stare qui!". Gli avrebbe costruito tre capanne, ma disposte con al centro quella di Mosè. Gesù per lui stava accanto, da gregario. Ma la sua arroganza fu tacitata dalla voce del Padre che gli indicò in Gesù, il Figlio eletto, da ascoltare.

Fra' Domenico Spatola

venerdì 7 marzo 2025

Fra' Domenico Spatola: Fosti tentato...




Gesù, fosti tentato, 
dall'assatanato. 
Ti porse i sassi
perché li trasformassi.
Ma vero pane è la tua Parola
e ne facesti scuola. 
Poi ti portò sull'alto monte, 
e, a te di fronte, 
propose i regni. 
Pretese pegni
di te sommesso. 
Ma non dimesso, 
ne piegasti boria, 
perché vittoria
è fiducia in Dio 
di chi rinnega "l'io".
Infine fu sul tempio
spettacol empio.
"Gettati giù" 
diceva a te, Gesù,
"gli angeli avrebbero evitato 
che venissi fracassato!". 
"Non tenterai Dio!", 
e lo ricacciasti nell'oblio.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Prima domenica di Quaresima (anno C): Luca 4, 1-13

 
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
11 e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

Gesù lottò tutta la vita col Satana, forbito in risposte scritturistiche. Era suo mestiere, da scriba e fariseo. Contestava a Gesù il progetto del "Messia sofferente", contrapposto al "figlio di David", spietato contro i nemici d'Israele. Nel modello opposto da Gesù non c'era ambizione di potere.  L'ambito del confronto fu il deserto. Lo stesso dell'Israele liberato dall'Egitto.  Quaranta i giorni. In prospettiva della intera generazione. Il tentatore, suasivo proponeva esiti facilitati: "le pietre divenissero pani". Avrebbero sfamato se stesso e in prospettiva l'umanità, con tanto di plauso. 
"Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni Parola di Dio". Fu tagliente la risposta. 
Altra meta allora si prefisse il Satana. Il monte altissimo da dove dominare i regni. Chiedeva a Gesù assuefazione alla sua ideologia e sottomissione. Succubo, Gesù avrebbe dovuto ripudiare la libertà, a compromissione di ricchezza e benessere. Tutto un business, dunque. Quanto attuale! Ma fu la terza tentazione più blasfema, perché consumata nell'area del tempio. "Búttati giù dal pinnacolo" che si affacciava sui quattrocento metri di strapiombo. "Gli angeli ti salveranno, e darai spettacolo, con l'incantevole magia del sacro per sostituirti a Dio". 
"Non tentarlo!" fu la risposta. 
Il satana, cacciato, sarebbe tornato con nuove sue proposte, fino alla Croce.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 28 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: Dai frutti...



Come padre ai figli, 
Gesù, dai consigli. 
Cieco non guidi altro cieco, 
perché bieco
sarebbe il cammino. 
Ovvio destino, 
non maldestro, 
che il discepolo 
uguagli il suo Maestro. 
Se vedi la pagliuzza
nell'occhio altrui, 
è perché una trave fa i tuoi occhi bui. 
Togli perciò la trave
quanto una nave,
e allora vedrai, 
e, dai guai, 
solleverai il fratello. 
L'albero buono fa il frutto bello,
perché l'uomo si comprende dai suoi frutti. 
Dal cattivo si raccolgon solo lutti,
e la bocca parla d'amore, 
se ne abbonda il cuore.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto (Ottmar Ellinger 1735)

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Ottava domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6, 39-45

 
39 Poi disse loro anche una parabola: «Può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?
40 Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro.
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo? 42 Come puoi dire a tuo fratello: "Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che hai nell'occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello.
43 Non c'è infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono; 44 perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi. 45 L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore tira fuori il male; perché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca.

"Guide di ciechi" si proponevano i farisei. Ma di quella cecità, Gesù li denunciava "portatori". Da ciò la diffida al "cieco di guidare un altro cieco". L'esito sarebbe fatale: "cadranno ambedue in un fosso". Evidenziata perciò è, al riguardo, la figura del maestro: essere, per il discepolo, il modello da uguagliare. Ad allontanare i suoi dalla ipocrita ma suggestiva puntigliosità dei farisei, Gesù propose la parabola della "pagliuzza, da essi cercata nell'occhio del fratello, senza l'autocritica di rilevare e togliere la trave dal proprio occhio". Dai frutti buoni, come dalle opere avrebbero riconosciuto l'albero buono. La validità della persona sta infatti nel cuore buono, dal quale, come da uno scrigno si estrae il vero tesoro.

Fra' Domenico Spatola

Nella foto (Domenico Fetti, 1619)

sabato 22 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: Siate misericordiosi...

 


"Nemici da amare, 
son fratelli per cui pregare". 
È tuo messaggio
che, con coraggio, 
Gesù, a noi offri
e, anche se ingiustizia soffri
da chi uno schiaffo sgancia, 
porgi l'altra guancia. 
Esser misericordiosi
renderà gioiosi
perché la ricompensa
sarà altrettanto intensa.

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della settima domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6, 27-38

27
 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».

"Siate misericordiosi come il Padre vostro che è nei cieli", è il corrispettivo del Vangelo di Matteo: "Siate perfetti come il Padre celeste". Il termine "misericordia" traduce l'aramaico "rahamin", che richiama le "viscere materne".  Il Padre è dunque anche "Madre". Il suo amore è per i figli cui, anche se peccatori, dona luce e pioggia, al di là dei meriti. Dio chiede ai figli di amare anche i nemici, e il suo messaggio raggiunge il culmine nella preghiera per loro. Nessun limite all'amore, che si fa perdono anche verso chi usa violenza. "Porgere l'altra guancia, a chi dà uno schiaffo", è consiglio gandhiano per interrompere la catena della violenza. Messaggio correttivo nei confronti di quello antico che si esplicita nel "Non fare agli altri quel che non vuoi che sia fatto a te". Con Gesù il comando si fa positivo: "Fai agli altri quel che vuoi che sia fatto a te". Creativo dunque, e proposto in misure incommensurabili, perché si verrà giudicati con la misura con cui si giudicherà il fratello. E la misura di Dio è illimitata.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 14 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: Beati i poveri...



Alla folla, in pianura, 
presente e futura, 
offristi il messaggio
con grande coraggio. 
"Poveri e affamati
sono beati" 
e a chi nel pianto 
è nuovo il tuo canto:
consolati e saziati,
per questo beati! 
Del divin Regno, 
nel dolore, avràn pegno, 
e più intensa, 
la ricompensa. 
Ma guai e lamenti 
sui possidenti, 
che, solo in ricchezza, 
fan sicurezza. 


Di Domenico Spatola

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Sesta domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6,17.20-26

17
 Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18 che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19 Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21 Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24 Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25 Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

Gesù aveva, sul monte, scelto i Dodici, che rinunciato a tutto, lo avevano seguito. A loro, e non alla moltitudine che da ogni  parte si era radunata in pianura, dichiarò che erano "beati", avendo scelto di farsi poveri per il Regno. Dio li avrebbe garantito anche in futuro. Infatti, se affamati li avrebbe saziati, e trasformato in gioia il loro pianto.  Il dettato di Luca si distingueva da quello di Matteo per i destinatari. Per il primo Evangelista le Beatitudini erano proposte per entrare nel Regno. Per Luca erano di consolazione per quanti già ne avevano fatto la scelta e vi erano entrati. Convergente però sarà la risposta del mondo. Li avrebbe perseguitati, come in passato, aveva fatto con i profeti. Severo perciò il lamento sui ricchi. Il "guai" è pianto funebre e senza speranza, come sui morti.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 7 febbraio 2025

Fra' Domenico Spatola: La grande pesca



La barca alla fonda, 
fu la sponda
da cui facevi scuola, 
Gesù, di tua Parola. 
Poi Pietro a pescare
invitasti in alto mare. 
Ed ei, fuori uso, 
si disse già deluso, 
ma perché l'avevi detto, 
si sentì da te costretto
e, quando gettò la rete, 
finite furon sue diete
per la quantità di pesca. 
Fu tua nuova esca
con cui a sequela
egli riorientò sua vela.

Fra' Domenico Spatola 


Nella foto: La pesca miracolosa di Duccio di Buoninsegna 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 5, 1-11

 
1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

L'ansia della folla per ascoltarlo, suggerì a Gesù di salire sulla barca per impartire la sua lezione. La gente era sulla spiaggia e i pescatori, poco distanti, a riassettare le reti, dopo la notte grama. La barca era di Simone e a lui, finito di evangelizzare la folla, chiese di prendere il largo e gettare le reti per la pesca. Raccontò la vana fatica notturna, ebbe tuttavia fiducia e disse: "sulla tua parola getterò la rete". Sorpresero le reti che quasi si  rompevano per la gran quantità di pesci. Invocarono l'intervento dell'altra barca, che figurava la Comunità degli ellenisti, e le due, stracolme, rischiarono di affondare. Simon Pietro riconobbe il Signore e, in ginocchio, lo supplicò di allontanarsi. Aveva riconosciuto Dio e temette di morire, perché peccatore. Stessa paura aveva contagiato anche i compagni, figli di Zebedeo. Ma Gesù volle che di Dio sperimentassero altro volto, non del Giudice severo, ma del Padre, svelato in lui, che ama e perdona. L'invito, loro rivolto, a collaborarlo fu conseguente e bene accolto, infatti "lasciarono tutto e lo seguirono".

Fra' Domenico Spatola 
Nella foto: La pesca miracolosa di Raffaello 

venerdì 31 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Spada la sua Parola




Al tempio eri col Figlio, 
e di Simeone il consiglio, 
o Madre, ti fu amaro. 
Il bimbo caro, 
Luce delle genti, 
con portenti
avrebbe reso tanti, 
felici e santi
ma, da spada, sua Parola  
di te sola
avrebbe trafitto il cuore, 
con scelte di dolore. 
Fosti audace
quando, seguace, 
ai piedi della croce, 
di lui udisti Voce, 
che t'affidava
l'Umanità che amava.

Fra' Domenico Spatola

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della "Presentazione del Signore": Luca 2, 22-40

22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»; 24 e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi.
Adorazione di Simeone e di Anna
Lu 1:67-79; 1P 1:11
25 Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; 26 e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, 28 lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo:
29 «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo,
secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31 che hai preparata dinanzi a tutti i popoli
32 per essere luce da illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. 34 E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione 35 (e a te stessa una spada trafiggerà l'anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati».
36 Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. 37 Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Ritorno a Nazaret
Mt 2:22-23
39 Come ebbero adempiuto tutte le prescrizioni della legge del Signore, tornarono in Galilea, a Nazaret, loro città.
40 E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.

La legge di Mosè lo imponeva e Gesù, da primogenito, andava riscattato al quarantesimo giorno dalla nascita. Sulla "purificazione della Madre", sorvoliamo. L'offerta del riscatto di Gesù fu quella dei poveri: due colombi. Così Giuseppe e Maria, alla Porta di Nicanore, nel tempio di Gerusalemme, ricevettero la benedizione dal sacerdote, secondo la Legge. Ma, per lo Spirito Santo, quel rito era inutile e andava superato. Parlò per mezzo del suo profeta Simeone, il quale sapeva, per divina rivelazione, che non sarebbe morto senza prima vedere il Messia del Signore. Nel tempio, bloccò il pellegrinaggio all'insegna della Legge, propose quello nella dinamica dello Spirito. "I miei occhi hanno visto la tua salvezza", disse a Dio, mentre ne prendeva tra le braccia il Figlio. Lo cantò "luce delle genti" e "gloria di Israele". Alla madre, stupita, poi aggiunse che il Bambino avrebbe impegnato molti a compiere scelte di favore o di ostilità verso di lui, e inoltre che la sua Parola, come una spada le avrebbe trafitto il cuore, con scelte dolorose. Anche la profetessa Anna, sopraggiunta per rafforzare la testimonianza di Simeone, lodava Dio, parlando del Bambino, come le dettava lo Spirito Santo.

Fra' Domenico Spatola

sabato 25 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: "Oggi" di Gesù

Furon molti a raccontare,
ma solo Luca a rivendicare
l'accurata circostanza, 
fatta con perseveranza, 
d'ogni fatto da narrare
a Teofilo, cui illustrare
solidità del contenuto 
a lui annunciato 
e risaputo. 
Gesù, tornato in
Galilea
dal battesimo in Giudea,
dello Spirito la potenza
fu naturale conseguenza. 
Ormai sua fama
pari era alla brama
di libertà dall'oppressione, 
della Legge che s'impone. 
Venne a Nazareth ove cresciuto, 
e, in sinagoga, per il dovuto
culto rituale
del sabato referenziale. 
Lesse, d'Isaia il profeta, 
l'attesa lieta:
"Lo Spirito è su di me, 
perché 
annunci liberazione
e della grazia profusione". 
Riavvolse quello scritto, 
e dell'assemblea dritto 
fu lo sguardo su Gesù, 
che di Isaia disse di più:
"Oggi si è attuata... 
la Scrittura da voi ascoltata".

Fra' Domenico Spatola 

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Terza domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 1, 1-4. 4, 14-21

1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
16 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 
17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
19 e predicare un anno di grazia del Signore.
20 Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 
21 Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».


Nella sinagoga di Nazareth si professava l'ideologia nazionalistica più fanatizzata. Qui Gesù venne a lanciare il suo proclama. Vi era cresciuto, e vi tornava da predicatore/taumaturgo, fama procuratagli dall'attività in Cafarnao. Nel sabato, successivo al suo arrivo, si recò in Sinagoga. Incuriositi, i compaesani notarono di lui il cambiamento. L'esperienza del battesimo e le tentazioni del deserto, lo autenticavano "Messia" per inaugurare il Regno di Dio. Ma quel suo messianismo, era dichiaratamente non trionfalistico. I Nazaretani stavano in attesa che Gesù si dichiarasse pubblicamente a favore della ideologia nazionalistica. Gesù si propose per la leggere il Profeta e gli fu consegnato il rotolo di Isaia, contenente le profezie messianiche che tutti conoscevano a memoria. Cercò il brano che qualificava il Messia misericordioso, ma volle omettere il verso del "giorno della vendetta di Iahvè verso i nemici di Israele". Quando, consegnò il rotolo, il suo commento fi fu con parole che realizzavano il suo "oggi", con parole di grazia.
I compaesani rimasero stupiti? No! Arrabbiati. Ma ciò sarà l'argomento della seconda parte.

Fra' Domenico Spatola 

venerdì 17 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: A Cana, il nuovo Patto



A quelle nozze Gesù, invitato, 
venne accompagnato
dai seguaci. 
Tra i più audaci, 
fu la madre: "non hanno vino". 
"Non è l'ora del mio destino". 
Egli rispose. 
Ma ella non si scompose:
"Fate ciò che vi dirà", 
disse ai servi ch'eran là. 
Sei giare senz'acqua per lavarsi, 
inservibili a purificarsi. 
"Riempitele", disse Gesù 
"colme fin più sù". 
Aggiunse: "portatene al Maestro". 
Ma quando questi 
ebbe l'estro
d'assaggiare il nuovo vino, 
disse che "era meschino
lo Sposo, 
che il vin meraviglioso
avea serbato!". 
Così stipulato
fu il nuovo Patto
e il vino servì al contratto!

Fra' Domenico Spatola 
(Nella foto: dipinto di Giotto) 

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Seconda Domenica del tempo ordinario (anno C): Giovanni 2, 1-11

 
1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5 La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9 E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Il terzo giorno era  dell'Alleanza, quando Iahvè si manifestò a Mosè sul Sinai. Così Gesù, al terzo giorno della sua settimana a proposta di nuova Creazione, stipulò la sua Alleanza. Le nozze di Cana erano tra Dio e il suo popolo, improprie perché non d'amore, ma viziate dalla Legge. Lo notò la Madre e l'attenzionò a Gesù: "Non hanno vino" né perciò sarà loro possibile bere alla stessa coppa. La madre era Israele fedele. Quello del popolo. Gesù la chiamò col titolo di  moglie: "Donna", e aggiunse: "Non è giunta la mia ora". Sarebbe scattata quando, dalla Croce, avrebbe effuso il suo Spirito, con il sangue a "dono nuziale" alla "Chiesa sposa". La madre collaborò. Ai servi ("diakonoi") disse di fare quanto Gesù avrebbe comandato. Le sei anfore, di pietra, come le due tavole della Legge, non servivano neanche a purificare. Erano infatti vuote. Le fece riempire fino all'orlo, e quindi disse di attingere l'acqua che, solo fuori dall'anfora, sarebbe diventata vino. "In assoluto il migliore!", affermò il maestro di tavola che rimproverò aspramente lo sposo per averlo nascosto fino a quel momento. Ormai tutti ubriachi, non avrebbero apprezzato. Così Gesù manifestò la sua Gloria, la stessa che Dio manifestò sul Sinai, e i discepoli credettero in lui.

Fra' Domenico Spatola
(Nella foto: dipinto del Veronese)

venerdì 10 gennaio 2025

Fra' Domenico Spatola: Il Battesimo di Gesù

Il popolo sul Battista
ponea sua corta vista, 
e lo dicea Messia. 
Ma egli altra via
additava per la salvezza. 
Altri infatti sua fortezza
avrebbe loro svelato, 
con lo Spirito donato
e con il fuoco. 
Dicea ch'era poco
il suo battesimo d'acqua
che sol rinfresca e sciacqua.
Un dì dei richiedenti, 
Gesù fu tra i penitenti,
ma, uscito dal Giordano, 
accadde il fatto strano.
Non fu mito né chimera, 
mentre stava in preghiera, 
il cielo si squarciò
e lo Spirito si fiondò
su lui come colomba, 
e paterna voce ancor rimbomba:
"Tu sei il figlio mio, l'amato, 
in te mi sono consolato!".

Fra' Domenico Spatola