lunedì 7 novembre 2016

Palmyra, sposa del deserto - Poesia di fra' Domenico Spatola


“Palmyra, sposa del deserto”...

 
Ci hai accolto tra i tuoi interminabili colonnati,
come a braccia aperte per stringerci al seno,
e, con la magia delle tue trame
ci hai legati a te.
Bella ci apparisti da subito,
nel fasto orientale delle tue grazie
uscita come da favola mai raccontata.
Ambiziosa di sedurre, eppure delicata
in ricami di capitelli raffinati come trini,
sottili calamite irresistibili al cuore,
fino a soffocarci di tuo incanto.
E il vento caldo,
riconoscibile tepore del tuo grembo non arido,
soffiò per noi innamorandoci,
fino a sembrarci eterno
l’amplesso che ci concedesti nei tuoi viali
dorati, al tramonto, di sole
che raccoglieva anch’esso i tuoi baci,
fatali prima del sonno.
Fata apparisti a notte di stelle
in contrappunto con la insonne luna,
argentea falce dei misteri sopiti e discreti,
e vegliasti i sogni nostri,
pronta a ripresentarti al mattino
maliarda e lasciva.
Fummo per te cittadini di sempre
e tu, per noi, meta agognata
viva d’eternità a dispetto di chi decretò tua rovina.
Rivivi nelle pietre,
tasselli di mosaico ricompattato dallo spirito.
Riproponi geometrie e architetture di fascino,
e, maga quale sei,
rubi il cuore al visitatore ignaro dei tuoi sortilegi,
e lo condanni all’oblio del mondo lontano,
per rincorrere il vento odorante di resine e balsamo,
tra le tue colonne e gli anfratti del tuo mistero,
come respiro senza tempo o ansia del passato.

Fra' Domenico Spatola.
La poesia è pubblicata nella raccolta "In libertà d'amore... poesie" edito I Buoni Cugini editori

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