venerdì 11 agosto 2017

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XIX del tempo ordinario: Matteo 14, 22-33

Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Aveva sfamato, con sua parola e suo pane, cinquemila uomini, non fidandosi Gesù più del messaggio trasmesso dai discepoli, che verso altro orientavano l'attenzione e la sequela della folla. Le loro erano ideologie nazionalistiche e ambiziose del potere e della glorificazione d'Israele, disprezzati al contrario erano gli ideali d'amore universale da lui predicato. Loro ansia infatti era che Gesù accettasse di essere dal popolo proclamato re, alla maniera del Messia invocato quale "figlio di Davide" a interrompere quella catena di sudditanza, Gesù volle dividere i discepoli dalla folla, che contrariati, furono costretti a imbarcarsi per dirigersi sulla riva opposta, territorio occupato prevalentemente dai pagani. Il messaggio anche se non recepito era chiaro: destinatari del Vangelo erano tutti gli uomini, a prescindere dalle etnie e dalle condizioni sociali. 
Allontanatili, Gesù, senza fomentare  altre false illusioni, si attivò a congedare la folla. 
Avendo presentito il pericolo del tradimento del suo messaggio da parte della Comunità, si ritirò sul monte a pregare e anche quella volta per chiedere aiuto e conforto dal Padre. 
A sera, la barca faticava nel mare in tempesta, il vento era avverso, come il loro cuore che odiava i pagani. Alla prima luce dell'alba, Gesù volle, "da Dio", camminare sulle acque. 
Forse fu stratagemma suo dato ai discepoli per invitarli a fidarsi, ma in realtà causò in loro solo tanta paura. Non conoscevano infatti ancora di Gesù la divina natura, e a terrore si misero a gridare, ritenendolo un fantasma, come a dire quel che resta a sopravvivenza in un morto. A dissipare loro paura, il Signore si presentò da subito, adottando nel greco quello che era il tetragramma divino della religione di Israele: IAWE', cioè "Io sono", aggiungendo"non abbiate paura!". 
Pietro, ancora insicuro, volle mettere alla prova il Signore, e gli chiese lo stesso teofanico cioè camminare sull'acqua. Non oppose rifiuto il Signore, perché quella prerogativa divina egli la poneva a disposizione dei credenti. Bastava solo la fede. Ma Pietro, appena mossi pochi passi sull'acqua, cominciò ad affondare per "quella fede", che Gesù, nel salvarlo, gli rimproverò assente. 
Poi salito sulla barca, a simbolo della vita, Gesù fece cessare il vento dell'odio, e, nell'approdo ormai veloce, sperimentarono il riposo. 

Fra' Domenico Spatola. 
Nella foto: Gesù cammina sulle acque di Gustave Dorè. 

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