venerdì 25 agosto 2017

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Domenica XXI del tempo ordinario: Matteo 16, 13-20

13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

La città di Cesarea, costruita e dedicata da Filippo, figlio di Erode il grande, all'imperatore Augusto, confina con il Libano. Qui Gesù conduce i discepoli, reduci di una missione evangelizzatrice. Gli esiti? Scontatamente fallimentari. Avevano prospettato del Messia gesta di potere in favore di Israele e i modelli cui doversi ispirare erano quelli conosciuti all'antica storia di Israele. Gesù li interroga, per leggere attraverso le risposte il grado di consapevolezza che gli stessi hanno raggiunto circa la sua persona. "Chi dice la gente che io sia?" La domanda era diretta. Ciascuno approntò la sua risposta, e tutte nella logica di una storia che si ripete, senza adito a novità. "Per alcuni sei Giovanni Battista, per altri Elia o Geremia, comunque un profeta del passato". Piuttosto macabre come risposte, perché gli evocati erano morti da tempo e il più recente era il Battista fatto decapitare da Erode. 
Si può immaginare la delusione del Maestro, che però non dispera che almeno siano i discepoli nella retta idea su di lui. 
"Ma almeno voi: chi dite che io sia?" 
Non si aspettava quanto avrebbe risposto Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!" 
Riconobbe il Signore non essere frutto se non maturato dall'Alto: "Il Padre te lo ha ispirato!" E, come avendo trovato la prima pietra da impiegare per la costruzione del suo ideale edificio, aggiunse: "A te darò le chiavi del Regno". Erano le chiavi della conoscenza e della misericordia di cui si erano impadroniti gli scribi per chiudere ed aprire a proprio arbitrio le "porte degli inferi". Sarà compito di Pietro e dei suoi collaboratori garantire che quelle porte rimangano sempre aperte a quanti vorranno entrare per condividere la festa con il Padre. La Potenza del dono di vita sarà tale, che nemmeno la morte ("porte degli inferi") potrà distruggere l'edificio del Regno.

Fra' Domenico Spatola  
Nella foto: Consegna delle chiavi a San Pietro (Perugino, Cappella Sistina)

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