L'annuncio di Gabriele a Maria, era stato garantito dall'altro concepimento, anch'esso straordinario ma per altre ragioni: quello del Battista, da sei mesi nel grembo di Elisabetta, sterile e attempata. "Nulla è impossibile a Dio" aveva commentato l'angelo. Maria "si alzò" (sarà il verbo della risurrezione) e andò "in fretta" (la via più breve) in Giudea. Entrò nella casa di Zaccaria. Non lo poté salutare: era sordo non avendo creduto all'angelo. Il "saluto" era scambio di vita a chi già la possedeva per fede. All'antico Testamento l'evangelista ricorre per parlare di Maria. Il passo è scelto dal secondo libro di Samuele dove si parla dell'arca santa e Luca vi identifica Maria che non porta la Legge, ma il Figlio di Dio. Elisabetta, mossa dallo Spirito Santo, a gran voce gridò: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!". Le ragioni dell' elogio, erano in ciò che denunciava: "All'udire la tua voce, il bambino ha danzato di gioia nel mio grembo". Scena vissuta dal re Davide danzando di gioia dinanzi all'Arca. L'affondo mastro, da Elisabetta venne a elogio di Maria: "Beata colei che ha creduto!" Quella fede l'accompagnò infatti, anche a tormento, fino alla croce. Il suo "Magnificat" fu lode e ringraziamento a Dio, a risposta per averla prediletta da "umile serva". Ma il suo Cantico dettò a catechesi i progetti da Dio attuati per suo mezzo umiliando ricchi e potenti, sbalzati dai troni. Il Dio delle promesse ad Abramo e agli antichi Padri, aveva mantenuto la Parola, a Israele e a quanti attendevano la redenzione. Gli "Anawim", poveri e umiliati, potevano contare su di lei, il "corifeo" che li avrebbe condotti a vittoria.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Visitazione del Laurentin
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