Pilato aveva contribuito all'arresto di Gesù, con l'invio nel Getsemani dei pretoriani. La domanda che gli pose, nel primo interrogatorio all'interno del pretorio, fu relativa all'accusa: "Sei tu il re dei Giudei?" Temeva che la rivolta del sedicente Messia con arrogata regalità, potesse costituire un pericolo per l'impero. Tuttavia in Gesù non vedeva segnali bellicosi e rivoluzionari, anche se notava stranezza nell'interrogatorio. L'imputato infatti al giudice più che dare risposte, poneva domande, tali da irretirlo: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?" Pilato reagì con disprezzo contro quel popolo, che era costretto a governare suo malgrado: "Sono forse io giudeo?". Vi aggiunse il motivo: "La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?" Il rifiuto di Israele era totale. Glissò il Signore sulla risposta e dichiarò: "Il mio regno non è di questo mondo". Alternativo era da ritenere e la prova stava nel fatto che, se il confronto fosse tra realtà omogenee, i suoi servitori avrebbero già combattuto e vinto. "Ma il mio regno non è di quaggiù". Pilato desolato fece il tentativo di estorcergli la risposta che poteva comprometterlo e legittimare così la condanna di croce: "Dunque, tu sei re?" Ma Gesù gli mostrò ancora di non essere interessato a quel modello di regalità, rinfacciandogli che quella era la sua fissazione: "Tu lo dici che io sono re!". Glissò invece sulla risposta e parlò della sua missione: "Per questo sono venuto: per dare testimonianza alla verità". Non vi era intellettualismo, ma disponibilità operativa in favore dell'uomo. Da servo del potere, Pilato non poteva capire e l'ultima domanda ne tradì la confusione: "Cosa è la verità?"
Fra' Domenico Spatola
Gloria lode e onore a Gesù Cristo Re dell'universo nst Signore
RispondiEliminaPace e bene p D Grz b serata