Lo chiamarono santo. Molto tempo dopo. Al ricordo. In quattro lo commemorarono, anzi cinque, se ci aggiungi Paolo, l'apostolo successivo, che però disse di aver ricevuto quel che aveva tramandato. Il piano era rialzato e la stanza addobbata a festa. Il tale che l'aveva preparata rimarrà misterioso. Ogni giorno sparecchiava e apparecchiava, aspettando, con pazienza il tempo opportuno. Venne ed eran tutti lì, in tredici. Il Maestro al centro e i Dodici ben distribuiti. Ognuno s'era accomodato senza predisposizione. Come voleva. Solo il discepolo, sempre attaccato al Maestro, gli stette anche quella volta accanto. Chi osava rubargli il posto? Gli spettava per convenzione. I sentimenti si coglievano diversi. Non mancava la gioia, anche se velata. Qualcosa impensieriva e teneva greve l'atmosfera. Prima per la scenata di Pietro a Gesù, mentre questi s'apprestava a lavargli i piedi. I compagni non fiatarono, abituati com'erano alle uscite del "bastian contrario". Sempre in contrasto col Maestro, che una volta gli ebbe pure a dire "satana". Dopo, Gesù della lavata dei piedi spiegò il senso da Maestro e Signore, e ne consegnò il gesto a messaggio testamentario ai discepoli. Chi impensieriva di più era tuttavia il taciturno Giuda, l'economo del gruppo, di cui si vociferava, a bassa voce, qualche ladrocinio. L'annuncio che Gesù fece del tradimento tenne banco. Nessuno capiva e ognuno chiese a Gesù di chi parlasse. La risposta del Maestro restò sibillina: "È colui cui darò il primo boccone". Quello che si soleva offrire agli ospiti di riguardo. Giuda lo prese e, senza mangiarlo, andò via. Nella notte.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto Ultima cena di Leonardo da Vinci
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