venerdì 22 luglio 2022

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XVII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 11, 1-13

1
 Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione».
5 Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, 6 perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; 7 e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; 8 vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
9 Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10 Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 11 Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? 12 O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13 Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».

Tre le versioni che dall'antichità possediamo del "Padre nostro", in modalità lievemente differenti e mai contraddittorie. Sono doni rispettivamente di Matteo, di Luca e della "Didakè", il primo Catechismo della Chiesa. Il lascito più antico è certamente quello di Luca, perché il più sobrio. Il "Padre nostro" fu dettato da Gesù ai discepoli, che gli chiedevano: "Signore, insegnaci a pregare!". Avevano voglia di imparare a pregare ma il modello intendevano dettarlo essi stessi: "come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Era infatti caratteristica dell'insegnamento di Gesù non dare mai regole dall'esterno ai suoi, perché dall'intimo di ognuno doveva maturare il suo rapporto con Dio. Li invitò perciò a rivolgersi a Dio, chiamandolo "Padre". L'appellativo era più tenero: "Abbà", il nostro "papà". Poi aggiunse di non sprecare parole superflue, come facevano i farisei, i discepoli di Giovanni e gli stessi pagani, ritenendo di venire esauditi a furia di parole. Fondamentale la prima richiesta, per la comprensione di Dio: "si santifichi il tuo Nome", ossia  del misericordioso anche con i malvagi. La richiesta dell'avvento del Regno, pur già presente in lui, fu doma conseguente perché il suo amore si possa estendere con la potenza dello Spirito Santo. Il Pane quotidiano è richiesto, non per soddisfare le esigenze alimentari, ma come Parola ed Eucaristia. Per il resto, non bisogna darsi pensiero: il Padre conosce i bisogni e li previene. Della cancellazione dei debiti altrui anche economici è fatto dovere ai discepoli, perché tra fratelli nessuno sia debitore. Vicinanza di Dio sia richiesta nella persecuzione nella prova né mai venga meno la fiducia  di ottenere e di trovare. Sarà lo Spirito Santo in definitiva il dono per attuare l'amore, e realizzare il progetto del Padre.

Fra' Domenico Spatola

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