Gli avversari di Gesù, offesi perché li aveva definiti "ladri e assassini", provano a diffamarlo per fargli perdere il consenso della gente. Gli costruiscono trappole, ma vi rimangono intrappolati. Ultimo della serie è di un dottore della Legge, esperto e detentore del divino mandato. Lo tentò sul comandamento più grande". Gli volle fare da esaminatore. All'epoca l'argomento era animatamente dibattuto tra le Scuole rabbiniche, che mediamente concordavano su quello stesso osservato anche da Dio: il riposo sabbatico. La trasgressione di tale comando veniva punita con la morte, perché comprensivo di tutta la Legge. Il dottore era dunque lì per controllare se l'insegnamento di Gesù fosse nell'alveo della ortodossia. Ma Gesù lo corresse, dichiarando che la relazione con Dio non si doveva basare sulla osservanza della Legge di Mosè, ma sull'accoglienza e la somiglianza al suo amore. Richiamò lo "Shemà Israel" (ascolta Israele). Era il "credo" di Israele: "amerai il Dio tuo, con tutto il cuore, l'anima e la mente". Quest'ultima parola sostituiva la precedente "forza". Per Gesù, Dio infatti non assorbe le energie dell'uomo, ma gli comunica le sue, dilatando di lui la capacità di amare. Al primo comando, aggiunse un secondo: "simile a questo". L'amore per il prossimo, da semplice precetto, veniva da lui elevato a comandamento, perché l'amore per Dio si traduca in amore per il prossimo. "Da qui dipende tutta la Legge e i Profeti". La risposta tuttavia non esprimeva il pensiero di Gesù. Ai suoi detterà nuovo il suo comandamento: "Amatevi, come io vi ho amati, e da questo vi riconosceranno miei discepoli".
Fra' Domenico Spatola
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