venerdì 24 novembre 2023

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Solennità di Cristo Re, XXXIV domenica del tempo ordinario (anno A): Matteo 25, 31-46

 

31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

Una parabola, parafrasata sulla preesistente ebraica del Talmud, dove si diceva che Dio, preso il rotolo della Legge e srotolatolo sulle gambe, giudicava i popoli, in base a quanto vi era scritto. Il contenuto però non era conosciuto da coloro che dovevano essere giudicati, in quanto pagani. Gli ebrei infatti non erano soggetti al giudizio, perché considerato "popolo eletto". La modifica operata da Gesù sta nel giudizio di coloro che non hanno conosciuto Dio, ma hanno agito "come lui e con lui". Ossia, Dio chiederà non se si è creduto in lui, ma se si è amato "come" lui. Egli, nell'usanza del  pastore che separa le pecore dalle capre, dividerà le persone.
A destra (senza implicanze di natura politica) coloro che hanno realizzato il progetto di Dio sulla umanità. Vengono elencate sei azioni relative ai bisogni, alla sofferenza, e alle necessità degli uomini, con le risposte che sono state date. Tutte rivolte ai bisognosi dell'umanità. Quindi  non tematiche della sfera religiosa ma squisitamente umane. Gli invisibili, gli esclusi, vanno amati come li ama Gesù. 
C'è tuttavia il rovescio della medaglia: i "maledetti" come Caino, omicida del fratello. Sono coloro che si chiudono alla vita. Si maledicono da sé, perché Dio non maledice. Si condannano al fallimento e alla distruzione finale, del fuoco inestinguibile. Si chiederanno: "quando non ti abbiamo servito?". Pensavano al culto, alle liturgie, ai canti. Sembra disegnato il quadro dei farisei di tutti i tempi. La sentenza è di Gesù: "quello che non avete fatto a un piccolo, non l'avete fatto a me!".

Fra' Domenico Spatola 

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