Valle dal Belice irrigata
e di lacrime segnata
da terra,
cui grembo fa guerra.
Furon boato
e urlo accorato
non da parto di vita
ma di folle,
avvezze alle zolle
e di gente
senza più niente,
scampata ai morti
giacenti negli orti.
Dieci i lustri
ancor frustri,
che amara ricorda
Demetra,
mai tetra
madre dei campi.
Essa accorda suoi ampi
spazi
d'infinito mai sazi
in ricordo passato
a mai scemato
dolore
e ne parla dal cuore
in ridente contrada
offesa e rinata,
per un sogno
di speranza
che il vento
del tempo contento
ne sparge vitale
seme nuovo e fatale.
Fra' Domenico Spatola.
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