Compiuti i giorni del rito,
che di Mosè il dito
additava "impuri"
(legge che si vuol che duri),
Maria e Giuseppe si misero in cammino
per la Città ove il bambino
venisse presentato
e, per Legge, riscattato:
"Ogni maschio primogenito,
del Signore sia merito
e in più ci sia l'offerta,
non pesante né sofferta
di due tortore o colombi".
Così sembra rimbombi
la Legge di Mosè.
Simeone, udì in sé
dello Spirito la voce:
"Non vedrai tua foce,
senza avere visto
di Dio il Cristo".
Fu d'esempio,
e, mentre al tempio
Gesù venia portato,
Simeone, ispirato,
ottenne a faccia
Gesù tra le sue braccia.
Egli, di anni onusto
e per Legge anche "giusto",
benedisse Dio dicendo:
"Or comprendo,
mio Signore,
non chiedo a te altre ore,
posso venire in pace
perché ho visto face,
la tua, svelata alla Storia
e a Israele in piena Gloria!".
Madre e padre con stupore
imparavan dal Signore,
cose ancor non conosciute
ma da noi risapute.
Mentre stava a benedire,
si poté da tutti udire
Simeone che a Maria:
"Necessario che il Bimbo sia
-dicea- di contraddizione segno
di caduta e di risurrezione pegno
per molti in Israele.
Né sarà per te lieve
la vita sotto la croce:
la spada ti trafiggerà atroce".
A ribadire idea stessa
venne anche la profetessa
Anna di Fanuele,
che, per tempo breve,
era stata col marito.
Essa di Simeone approva il rito,
parlando di Gesù e di sua passione
a chi attende novella redenzione.
Finiti i loro giorni,
lasciarono i dintorni
di Giudea
tornando tosto in Galilea,
a Nazareth dove in famiglia
Gesù cresce e assomiglia
a noi in età.
Mentre Divina Santità,
lo colma di sapienza,
svelatasi d'amore quintessenza.
Fra' Domenico Spatola
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