Ad Auschwitz volli portare un fiore,
ma non v’era tomba per pianger mio dolore:
tutto era cenere di morte...
triste era la sorte
dei condannati all’oblìo.
Mi rivolsi a Dio
che, in grembo suo materno,
accolse i tanti che disumano senno
prematuri a lui inviò.
Non lo scorderò:
eran bimbi, erano anziani,
eran giovani, eran sani.
Arrivati là per la vacanza
finì in cenere la loro danza,
e liberarono al vento il loro canto,
reso pianto
per l’uomo del futuro
che sarà umano e più maturo.
Fra' Domenico Spatola: La luce della Memoria.
Poesia tratta da: Un anno con fra' Domenico. Poesie per ogni giorno dell'anno
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