Un tal, partendo per viaggio,
ardì e con coraggio,
affidò suoi beni ai servi,
alfin che niun conservi
ma li ponga a trafficare.
Cinque talenti a uno volle dare,
e due ad un altro,
mentre, a chi non ritenea scaltro,
ne diede uno,
secondo la capacità d'ognuno.
Chi cinque ebbe di talenti,
raddoppiò gli emolumenti.
Chi n'ebbe due, fè quaterna,
mentre tristemente alterna
fu la sorte di chi uno solo:
ei fè una buca al suolo
e nascose il denaro del padrone.
Fu decisione,
di lui al suo arrivo,
fare i conti di ciò di cui privo
s'era fatto per l'investimento.
Il primo fu contento
di mostrare il doppio
col visibilio dell'occhio
del padrone,
che disse a lui: "Entra, campione,
e godi, a tutte l'ore,
la gioia del Signore!"
Toccò poi al secondo,
anch'ei fu giocondo,
d'aver fatto quaterna
di ciò che faticato fu a lanterna.
Toccò a chi a rimuginare
stava e rivangare
sospetti sul padrone
muovendo a lui accuse affatto buone:
"Vuoi raccolto
e anche molto
dove non hai seminato.
Fui terrorizzato
e nascosto ho il tuo talento.
Ti garantisco che non mento:
fu per evitar con te la guerra
che l'ho nascosto sotto terra".
Avendo di parlar datogli agio:
"Servo malvagio!"
disse perché offeso,
e non compreso:
"Sapevi che ho mietuto
dov'ho voluto
e mai seminato,
almeno in banca, trafficato
andava quel talento,
così l'avrei riscosso con l'aumento!"
Poi ai servi: "toglietegli quel mio
- disse - e datelo a chi dico io,
cioè a chi di talenti ne ha di più,
così andrà più sù
e sarà nell'abbondanza!"
Poi fuori stanza
cacciò colui
nei luoghi bui
dei fallimenti,
dov'è pianto e stridor di denti.
ardì e con coraggio,
affidò suoi beni ai servi,
alfin che niun conservi
ma li ponga a trafficare.
Cinque talenti a uno volle dare,
e due ad un altro,
mentre, a chi non ritenea scaltro,
ne diede uno,
secondo la capacità d'ognuno.
Chi cinque ebbe di talenti,
raddoppiò gli emolumenti.
Chi n'ebbe due, fè quaterna,
mentre tristemente alterna
fu la sorte di chi uno solo:
ei fè una buca al suolo
e nascose il denaro del padrone.
Fu decisione,
di lui al suo arrivo,
fare i conti di ciò di cui privo
s'era fatto per l'investimento.
Il primo fu contento
di mostrare il doppio
col visibilio dell'occhio
del padrone,
che disse a lui: "Entra, campione,
e godi, a tutte l'ore,
la gioia del Signore!"
Toccò poi al secondo,
anch'ei fu giocondo,
d'aver fatto quaterna
di ciò che faticato fu a lanterna.
Toccò a chi a rimuginare
stava e rivangare
sospetti sul padrone
muovendo a lui accuse affatto buone:
"Vuoi raccolto
e anche molto
dove non hai seminato.
Fui terrorizzato
e nascosto ho il tuo talento.
Ti garantisco che non mento:
fu per evitar con te la guerra
che l'ho nascosto sotto terra".
Avendo di parlar datogli agio:
"Servo malvagio!"
disse perché offeso,
e non compreso:
"Sapevi che ho mietuto
dov'ho voluto
e mai seminato,
almeno in banca, trafficato
andava quel talento,
così l'avrei riscosso con l'aumento!"
Poi ai servi: "toglietegli quel mio
- disse - e datelo a chi dico io,
cioè a chi di talenti ne ha di più,
così andrà più sù
e sarà nell'abbondanza!"
Poi fuori stanza
cacciò colui
nei luoghi bui
dei fallimenti,
dov'è pianto e stridor di denti.
Fra' Domenico Spatola
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