I magi erano maghi, tra le categorie disprezzate. Divinatori di stelle, ne corsero a ruolo una, che gli sembrò la più bella. Da circa due anni lassù a far l'occhiolino a loro e invitarli a seguirla. Si guardarono in viso. "Dice a noi?" Si chiesero perplessi. "Vediamo dove ci conduce". Armarono bagagli, caricarono cammelli del ben di Dio che solo l'Oriente produce, e si misero in cammino. La stella in cielo parve gradire. I tre si conoscevano. Vecchi amici di infanzia, e ora assurti a personaggi importanti. "Gaspare -gli chiese Baldassarre- che si dice nel tuo reame?"
"Son proprio contenti i miei sudditi. Mi vogliono bene, e sono in apprensione perché ho detto loro che per qualche tempo lascerò il regno, per venerare un Re più importante e fare alleanza con lui. E tu, come te la passi?".
"Non mi lamento. Ma soprattutto sono i miei sudditi felici che tratto da amici". In quel momento sopraggiunse Melchiorre, l'etiope. L'abbraccio fra i tre fu commovente. Il colore della pelle non era ostacolo a stimarsi. Cominciarono lo stesso cammino, avendo tutti e tre avuto lo stesso messaggio. Si formò la carovana. Ricchi drappeggi e baldacchini, cavalli e cammelli abbardati a ricchezza. E i tanti servi con bauli e canestri esorbitanti mercanzie esotiche e varie da attrarre curiosità tra i passanti. Qualcuno li definì stravaganti. Era forse l'invidia per la felicità di quei visi sereni e gioiosi. Attraversarono villaggi e città, con l'occhio a guardare la stella. Ma giunti nei pressi di Gerusalemme, essa scomparve. Si unirono a concilio i nostri personaggi e si domandavano il perché. Facevano calcoli logici: "se il Neonato è il re dei Giudei, deve essere nato nella città del sovrano". Domandavano a quanti curiosi si erano affacciati all'uscio di casa, ma nessuno sapeva che fosse nato da poco il loro re. Anzi, preoccupati per gli strani visitatori, li invitavano a non dirlo a voce alta perché il regnante Erode era geloso e anche crudele, e non ammetteva rivali. Comunque della strana compagnia fu avvertito il re che li fece accomodare. Chiese chi fossero e soprattutto il perché della strana visita. Si informò della stella, e li fece andar via col patto che trovatolo, a Betlemme dove lo aveva predetto il profeta, essi tornando da lui venissero ad informarlo. Sulla via indicata, ricomparve la stella. Somma fu la loro gioia e trovata la casa, adorarono il bambino in braccio alla madre. Tra i doni eccelleva l'oro, per la regalità, l'incenso per la Divinità e la mirra, profumo sponsale, per la sua umanità.
"Son proprio contenti i miei sudditi. Mi vogliono bene, e sono in apprensione perché ho detto loro che per qualche tempo lascerò il regno, per venerare un Re più importante e fare alleanza con lui. E tu, come te la passi?".
"Non mi lamento. Ma soprattutto sono i miei sudditi felici che tratto da amici". In quel momento sopraggiunse Melchiorre, l'etiope. L'abbraccio fra i tre fu commovente. Il colore della pelle non era ostacolo a stimarsi. Cominciarono lo stesso cammino, avendo tutti e tre avuto lo stesso messaggio. Si formò la carovana. Ricchi drappeggi e baldacchini, cavalli e cammelli abbardati a ricchezza. E i tanti servi con bauli e canestri esorbitanti mercanzie esotiche e varie da attrarre curiosità tra i passanti. Qualcuno li definì stravaganti. Era forse l'invidia per la felicità di quei visi sereni e gioiosi. Attraversarono villaggi e città, con l'occhio a guardare la stella. Ma giunti nei pressi di Gerusalemme, essa scomparve. Si unirono a concilio i nostri personaggi e si domandavano il perché. Facevano calcoli logici: "se il Neonato è il re dei Giudei, deve essere nato nella città del sovrano". Domandavano a quanti curiosi si erano affacciati all'uscio di casa, ma nessuno sapeva che fosse nato da poco il loro re. Anzi, preoccupati per gli strani visitatori, li invitavano a non dirlo a voce alta perché il regnante Erode era geloso e anche crudele, e non ammetteva rivali. Comunque della strana compagnia fu avvertito il re che li fece accomodare. Chiese chi fossero e soprattutto il perché della strana visita. Si informò della stella, e li fece andar via col patto che trovatolo, a Betlemme dove lo aveva predetto il profeta, essi tornando da lui venissero ad informarlo. Sulla via indicata, ricomparve la stella. Somma fu la loro gioia e trovata la casa, adorarono il bambino in braccio alla madre. Tra i doni eccelleva l'oro, per la regalità, l'incenso per la Divinità e la mirra, profumo sponsale, per la sua umanità.
I lontani riconobbero Gesù, a differenza dei vicini che tenteranno a farlo fuori.
Fra' Domenico Spatola
Disegno di Isabella Ceravolo
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