sabato 5 giugno 2021

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo del "Corpo e del Sangue del Signore": Marco 14, 12-16.22-26

12
 Il primo giorno degli Azzimi, quando si sacrificava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?» 13 Egli mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate in città, e vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua; seguitelo; 14 dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: 'Dov'è la stanza in cui mangerò la Pasqua con i miei discepoli?'". 15 Egli vi mostrerà di sopra una grande sala ammobiliata e pronta; lì apparecchiate per noi». 16 I discepoli andarono, giunsero nella città e trovarono come egli aveva detto loro; e prepararono per la Pasqua.
22 Mentre mangiavano, Gesù prese del pane; detta la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. 24 Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti. 25 In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio».
26 Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi.

"Azzimo" è il pane non lievitato. Insieme all'agnello sacrificale è simbolo della Pasqua ebraica. I discepoli volevano preparare a Gesù la cena tradizionale nel rito delle salse e delle erbe amare per accompagnare i cibi più rappresentativi del "ricordo": gli azzimi e l'agnello. Gesù non era d'accordo. La sua Pasqua non doveva avere nulla di tradizionale. Era la sua. Doveva essere un inedito e senza la menzione di alcuno dei cibi prescritti. Da Betania, inviò due discepoli a seguire "l'uomo con la brocca piena d'acqua". Possibile identificarvi  il Battista, per l'acclarato segno della conversione. Egli li avrebbe condotto dritti da chi aveva preparato la stanza al piano superiore, cioè dal Padre per il suo divino progetto d'amore. Ambiente alto dunque e anche grande perché destinato a tutti, e addobbato per la bellezza del progetto da attuare. A tavola Gesù prese e benedisse un pane. Imitava, Mosè che aveva preso la Legge, ma per sostituirla. Il pane ormai non era una legge esterna ma il suo Corpo, che si rendeva intimo e presente in chi lo mangia. Lo stesso farà col calice, coppa dell'Alleanza nuova ed eterna su cui rese grazie (eucaristia). Tutti lo condivisero perché non basta riconoscere in Gesù il modello, è necessario condividerlo. L'Alleanza non sarà più la stessa. Il suo Corpo nutrirà e il suo Sangue rigenererà vita per sempre, attuando l'ideale stesso di Gesù: "essere Uno, con chi mangia il suo corpo e beve il suo Sangue, come egli è Uno con il Padre". Una contraddizione cronologica si potrebbe rilevare nella coincidenza temporale dei due eventi: Cena e Sepoltura, come rilevabile dalla medesima dicitura: "il primo giorno degli Azzimi". Non fu una svista di Marco ma è il suo consapevole insegnamento teologico. I due eventi infatti, sono per lui facce della stessa medaglia, e l'intento è che ognuna spieghi l'altra: l'eucaristia infatti va letta alla luce della morte in croce. Si comprenderà la prima se si accetterà l'altra. Perché ambedue testimoniano ciò che per il Signore costituisce "l'amore più grande, di colui che dà la vita per gli altri".

Fra' Domenico Spatola

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