La "deesis" (dal greco "supplica") ritrae il Battista con la Vergine Maria, prostrato davanti a Cristo in trono. Furono i primi a riconoscere in Gesù il "Dio con noi". L'iconografia bizantina evidenzia del Battista l'unicità del ruolo. Dal grembo materno fu profeta. Danzò per il Verbo incarnato nel grembo di Maria, suggerendo, nella pienezza dello Spirito Santo, a Elisabetta parole di verità per la Madre del Signore. I luoghi della sua crescita furono lontani dalla istituzione religiosa, nella quale Zaccaria suo padre, da sacerdote era integrato fino alla sordità refrattaria alla novità dell'Angelo. Rimase muto. La madre di Giovanni invece magnificò Maria "la nuova Arca" del Signore e disse: "Beata te che hai creduto!" Il deserto, luogo di rottura con la società, fu scelto da Giovanni in dissenso con il culto gravoso e infecondo del tempio. Gli bastava poca acqua dal Giordano, ma esigiva sincera conversione per la salvezza. Piacque a Gesù adulto, e con lui iniziò da discepolo. Gli chiese il battesimo, che Giovanni gli conferì, ma volle chiarire: "Non sono io lo Sposo di Israele. Colui che aspettate è arrivato e non va scalzato!". Per Giovanni urgente era la conversione per il giudizio imminente della Storia. Il Messia armato di scure e di fuoco, stava per purificare "l'aia dalla pula". Erode Antipa, rimproverato di immoralità, lo temeva piuttosto come rivoluzionario e capo-popolo in grado di sollevargli contro la gente sottomessa e insoddisfatta del suo regime (Giuseppe Flavio). Il Macheronte fu prigione disagiata e afosa sulle rive del Mar Morto che accolse Giovanni negli ultimi anni terreni, e la sua decapitazione fu regalo del tiranno alla seduttrice ballerina Salome, figlia di Erodiade, che di Giovanni pretese la testa su un vassoio. Gesù elogiò il Battista, "più che un profeta". E lo invocò da "suo testimone" al processo, intentatogli dai capi dei Giudei. Sobrio nel cibo da beduini: cavallette e miele selvatico. Soprattutto austero nel "vestito di peli di cammello e cintura di cuoio", a ricordare Elia, il "profeta del fuoco" insofferente con i nemici di Iahvè che provava sempre a bruciare. Anche dal carcere Giovanni, irrequieto, pretenderà da Gesù qualcosa di simile. Ma l'invito alla moderazione, nello stile inaugurato dall'amore e dalla pazienza con i peccatori, gli verrà consegnato in carcere dai discepoli mandati da Giovanni a "ultimatum" per sollecitare Gesù alla rivolta.
Fra' Domenico Spatola
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