2 giugno 1946. Referendum: Repubblica o Monarchia? Premiata la prima con due milioni di preferenze in più. La Costituzione con 139 capitoli sarà approvata il 27 dicembre 1947 ed entrerà in vigore l'1 gennaio 1948. Settantacinque anni fa dunque la Repubblica italiana nasceva, dalle macerie di guerra e con febbricitante attesa di rinascita. Il Fascismo per un ventennio aveva tenuta l'Italia in ostaggio, dopo i chiaroscuri della prima grande Guerra, ultima di indipendenza per i confini più ampi e unificanti in Nazione le regioni e i popoli diversi per culture e dialetti. Ci provò, a suo modo, il duce, con metodi non democratici. Provò a spegnere luci come le voci diverse. E, in monotono grigio, spinse l'Italia nel baratro della guerra, affiliandosi all'alleato più sbagliato, ma immaginato vincente. Risorse l'Italia a fine guerra dalle ceneri, come "araba fenice". La ripresa degli anni Cinquanta fu stentata. Gli Italiani erano ancora asciutti e magri e uniti da Sanremo, con le canzoni che scacciavano tristezza dai monumentali giradischi per vinile. Il Neorealismo italiano nel cinema raccoglieva i frutti migliori. Vennero gli anni Sessanta: la ripresa economica questa volta parve folgorante. La televisione in ogni casa e anche il telefono appeso al muro. Conquista non meno grande fu il frigorifero, immancabile in ogni cucina. L'America aveva votato il suo presidente. Kennedy lo sentimmo di tutti e ne piangemmo l'uccisione. Affascinò l'Europa, e fu argine alla guerra fredda di Kruscev e poi di Breznev. Nacquero i nuovi miti. Giovanni XXIIl il "papa buono" azzardò il Concilio. Rinata e riformulata parve la Chiesa cattolica.
Il 1968 discriminò due epoche. La rivoluzione culturale ispirata a modelli sociologici d'oltralpe e americani, trovò suo fulcro nelle idee di Marcuse. Gli atenei si trasformarono in fucìne anche di movimenti reazionari al "matusa", come veniva storpiato il nome del patriarca antidiluviano più longevo: Matusalemme. Ognuno si sentiva creativo e in ogni campo non meno nella moda, ma il protagonismo prese piede nei movimenti inquietanti di destra e di sinistra con ideologie sempre più agguerrite e di non facile decifrazione, che non fosse l'intolleranza a ciò che era obsoleto. L'allunaggio del 1969 fu esaltante per l'intero Pianeta. Affratellò i popoli della Terra nel sogno, da sempre immaginato e finalmente avverato. Presto però si dimenticò la euforia stellare e si tornò a combattere e in Italia inizierà "la notte della Repubblica". Gli omicidi siglati "Forza nuova" o "Brigate Rosse" facevano paura alle Istituzioni. Periodo storico complesso e gravido di sorprese le più amare. L'omicidio di Aldo Moro e della sua scorta gettò in angoscia anche Paolo VI, che invano chiese alle BR e a Dio l'incolumità del suo amico. Approfittò del marasma italiano, "Cosa nostra" con i criminali affari di droga e interessi illeciti, senza lasciarsi intimorire dallo Stato che invece era atterrito per i morti più numerosi e illustri: politici, giudici, imprenditori, forze dell'ordine. Western surreale parve la guerra di mafia tra le cosche, con i morti ammazzati ogni giorno. L'ascesa dei Corleonesi - stando ai pentiti - segnò la svolta criminale: spietati, ritenutisi invincibili, fecero saltare, con l'autostrada a Capaci il giudice Falcone con moglie e uomini della scorta. Si ripeteranno, impuniti, due mesi dopo, in via d'Amelio contro Borsellino e i suoi. Lo Stato non accennava a reagire. E i servizi segreti? Deviati. Tangentopoli, l'altra iattura col discredito dei partiti, marci e affaristi, favorì incautamente il liberalismo sfrenato, delle televisioni libere e commerciali, che si rivelarono di fertile propaganda per l'anfitrione e la sua corte di "nani e ballerine". Ciò per un altro triste ventennio. I "bunga-bunga" ci coprirono di ridicolo nel mondo intero.
Oggi si festeggia la Repubblica. Presidenti come Pertini, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e l'attuale grande Mattarella hanno provato a tenere dritta la barra del timone della "Nave" altrimenti "senza nocchiero in gran tempesta".
Fra' Domenico Spatola
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