Provò che "nulla è impossibile a Dio", l'angelo Gabriele a Maria, comunicandole la gravidanza di Elisabetta, "ormai al sesto mese per lei che tutti dicevano sterile". Non frappose indugi Maria: lo Spirito Santo, in lei, non lo consentiva. Si alzò, come risorta, e, in fretta, raggiunse la Giudea. Il racconto urge dinamizzato dallo Spirito Santo, come "Pentecoste anticipata". Il percorso della "Pellegrina di carità" fu il più breve e più rischioso, attraverso la Samaria, regione ostile ai Giudei. "Entrata in casa di Zaccaria, salutò Elisabetta", ch'era la sola in grado di udire perché "credente" come lei. Zaccaria, il marito, era sordo perché da sacerdote nel tempio non aveva creduto all'Angelo, e ora estromesso dalla intesa, che commuoveva le Madri. Il racconto è nel genere "midrashico", evocativo dell'incontro che David fece con l'Arca santa. Stesso evento rivisse Elisabetta con Maria. L'esclamazione di stupore fu quella di David: "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?". E benedisse "la madre e il frutto del suo grembo". Ma era stato Giovanni ancora nel grembo della madre, a dare l'annuncio "danzando". Stesso il gesto emulato dall'antenato Davide dinanzi all'Arca. Inizió così la missione di profeta. Gli elogi per Maria riguardavano "ogni donna" ("Benedetta fra le donne"), ma in apicale riconoscimento, il titolo onnicomprensivo la missione di madre e di discepola: "Beata perché hai creduto!".
Fra' Domenico Spatola
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