venerdì 2 settembre 2022

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XXIII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 14, 25-33

25
 Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27 Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30 Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31 Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32 Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33 Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Tre furono le condizioni poste da Gesù alla folla per continuare a seguirlo. Essa si era infatti, fino a quel momento, illusa di conquistare con lui Gerusalemme e di spartire il bottino. Urgeva perciò il chiarimento: non si sarebbero infatti impadroniti della città, ma Gesù vi avrebbe incontrato la morte infamante. Anticipò perciò gli esiti e, a chi fosse ancora intenzionato a seguirlo, dettò le condizioni. La prima riguardava gli affetti più sacri: l'amore per i genitori, per la moglie e per i figli, non andava anteposto alle esigenze del Regno. Nella seconda condizione c'era la terrificante descrizione della reazione del Mondo contro il suo seguace. Lo avrebbe trattato come il condannato alla morte di croce, nel momento di sollevare il patibolo. La terza condizione era risolutiva: rinunciare ai propri averi. A commento dell'opportunità della scelta, aggiunse due similitudini. La prima del costruttore di una torre, obbligato a verificare le capacità finanziarie,  per non coprirsi di ridicolo, lasciandola incompiuta. L'altra similitudine parlava del re in guerra. Sapendo di doversi confrontare con chi possiede un esercito con il  doppio di soldati, gli manda un'ambasciata a chiedere la pace per non incorrere in una sicura disfatta.

Fra' Domenico Spatola


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