sabato 16 marzo 2024

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della Quinta domenica di Quaresima (anno B): Giovanni 12, 20-33

 
20 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose: «È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. 24 In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. 27 Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!».
29 La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30 Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». 33 Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.


Era Pasqua, accorsero a Gerusalemme anche gli Ellenisti. Greci della Diaspora. Si dirottarono però per altra meta. Non il tempio, ma Gesù. Volevano "vederlo". Il verbo equivaleva a "credere". Cercarono la mediazione di Filippo e di Andrea, che riferirono. Gesù parlò della svolta attesa. Il suo messaggio aveva superato i confini di Israele. I pagani chiedevano di  entrare nel suo Regno. In definitiva: "È giunta l'ora della gloria" disse. A Cana, durante le nozze, quella "ora" era stata promessa, finalmente si realizzava, e sulla  Croce avrebbe manifestato il massimo splendore. Commentò la sua morte, con un simbolo di vita: il "chicco di grano" che, caduto in terra, muore per fare esplodere l'energia che possiede. Era la parabola in favore di chi si spende per gli altri. La sua vita raggiungerà la pienezza. Chi, al contrario, predilige i propri interessi e  convenienza, disinteressandosi degli altri, si autodestina al fallimento. A quanti si proponevano per servirlo, chiese di seguirlo, cioè di imitarlo nell'amore per l''umanità. Non sfuggiva tuttavia anche egli all'angoscia della solitudine. Chiese conforto. Il Padre, gli rispose, che avrebbe fino in fondo "glorificato il suo Nome". Chi udì diede le differenti interpretazioni. Secondo le proprie convinzioni.  Alcuni infatti parlarono di "tuono", con linguaggio che evocava Mosè nel suo relazionarsi con Dio. Chi disse: "un angelo gli ha parlato", alludeva alla vecchia Alleanza che tratteneva Dio lontano dagli uomini, e per comunicare necessitava di intermediari. Nessuno però interpretò la filiazione unica di Gesù con il Padre. Tale consapevolezza la matureranno, quando egli "innalzato da terra, avrebbe attirato tutti a sé".

Fra' Domenico Spatola

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