14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
Nicodemo, visitatore notturno, resisteva alla "rinascita" propostagli da Gesù. Si dichiarava soddisfatto del grembo di Israele, e perciò indisponibile ad abbandonarlo. Per Gesù era la condizione senza alternativa per l'ingresso nel suo Regno. Accattivante, si premurò di descriverlo nelle dinamiche. Rilesse per lui l'episodio di quando Mosè aveva innalzato il serpente di bronzo nel deserto per liberare da morte certa chiunque, morsicato dalle aspidi, lo avesse guardato in qualunque luogo dell'accampamento si fosse trovato. Gesù, da Crocifisso innalzato da terra, avrebbe dato la vita eterna a chi, con fede, l'avesse guardato. Si spinse a dichiarare l'inaudito:
"Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna". Descrisse le ragioni dell'invio: "Non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui". La fede in lui avrebbe perciò dato la vita eterna, che la morte non può scalfire. Quale tuttavia il giudizio? La scelta della luce. "C'è tuttavia, aggiungeva con rammarico, chi preferisce le tenebre, per operare il male e odiare la verità". Questa traduce l'impegno per il bene degli altri, manifestando l'opera di Dio.
"Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna". Descrisse le ragioni dell'invio: "Non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui". La fede in lui avrebbe perciò dato la vita eterna, che la morte non può scalfire. Quale tuttavia il giudizio? La scelta della luce. "C'è tuttavia, aggiungeva con rammarico, chi preferisce le tenebre, per operare il male e odiare la verità". Questa traduce l'impegno per il bene degli altri, manifestando l'opera di Dio.
Fra' Domenico Spatola
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