Caro Gesù Bambino,
sono Mimmo che ti ho
scritto l’anno scorso. Ora io sono cresciuto, mentre tu sei sempre Bambino. Ma
la maestra ci ha detto che tu sei bambino quando vieni da noi, perché, nella
tua vita privata, sei grande e governi il mondo.
Ti scrivo perché ti
voglio ringraziare perché hai fatto trovare il lavoro a papà e così quest’anno
noi abbiamo mangiato ogni sera e mamma non ha pianto più.
Io però non gliel’ho
detto che eri stato tu, perché ti avevo scritto la lettera.
Mi devi perdonare la
dimenticanza. Ora però è venuto un grosso guaio.
Papà, quando torna la
sera dal lavoro, non vuole più giocare con me, né con la sorellina e neppure
con Salvuccio, perché dice che è stanco. Ma ho scoperto che non è vero. Ieri
sera la mamma non ci ha fatto vedere la televisione e ci ha mandato subito a
letto, perché aveva da dire cose importanti. Rosetta e Salvo si sono addormentati
subito perché sono piccoli, io invece ho fatto finta di dormire e ho sentito
papà che diceva “licenziamento” e la mamma che piangendo ripeteva “come
faremo?”
La prima parola l’avevo
pure sentita dalle maestre durante la ricreazione, parlando tra di loro. Deve
essere brutta questa parola, se preoccupa tutti e fa piangere la mamma.
Oggi, a scuola alla
maestra ho domandato che voleva dire questa parola. Mi ha detto che significa
che si perde il lavoro. Allora sono diventato triste pure io, perché come si
può vivere vedendo la mamma preoccupata e che piange?
Gesù non mi piace stare
qui. È brutto. Come fai tu a volere venire ogni anno a vederci?
Io, se non ci fosse la
mamma e il papà e la sorellina e il fratellino, vorrei venire a stare con te.
Devo aggiungere anche nonna Pina e nonno Totò che spesso ci portano la spesa e
ci danno bacetti e caramelle a noi bambini.
Insomma, Gesù, ti scrivo
per sapere che devo fare?
La maestra ci ha fatto
ripetere il canto che tu conosci, perché te l’abbiamo cantato pure l’anno
scorso, sai quello che dice “Tu scendi dalle stelle...”
Le stelle perciò devono
essere le stanze della tua casa. La mia casa è piccola, la tua invece deve
essere molto grande. Io l’ho vista la tua casa, quando in estate siamo andati
nel paese di papà a vedere i nonni a Regargiofoli, con la macchina tutta scassata
che si fermò di notte in campagna.
Quante stelle che ho
visto! Belle e lontane. Ho capito pure perché tutto l’anno te ne stai lassù per
poterle visitare tutte.
Qualche volta mi fai
fare un giro con te? Magari ci andiamo con la slitta di babbo Natale che non ha
mai problemi.
La tua casa deve essere
accogliente, bella e piena di luce, e di tanti dolci e gelati, e ci saranno
pure tanti giochi e i regali e gli angioletti, riccioluti come mia sorella, che
giocano a nascondino con le nuvole.
Mi vuoi nel tuo gruppo?
Mi sogno già con le alette e sempre in volo a giocare nel cielo e, di tanto in
tanto, ritornare da papà e da mamma e portare a loro tanti regali, così la
mamma non piangerà più e il papà saprà che ci sono sempre io, anzi tu, ad
aiutarlo.
Ciao. Da’ un bacio per
me alla tua mamma, e io lo farò per te con la mia.
Ti saluto
il tuo amico Mimmo
Fra' Domenico Spatola.
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