I fatti della Turchia e di Berlino, accadimenti in tempo di Natale, inquietano per il rumore che mette in fibrillazione, seppure ce ne fosse ulteriore bisogno per prenderne coscienza, il mondo occidentale provato da questa ondata di violenza che da qualche anno contrappone due modelli di concepire la Storia: chi vuole riportare indietro le lancette del tempo per imporre un mondo di tirannia e di schiavitù in termini culturali ed economici.
Oggi i popoli vivono un momento di transizione fortemente accelerato dal processo di globalizzazione, che ha consentito una visione in tempo reale dei problemi planetari. Si pensava che tutto ciò facilitasse una migliore fraternizzazione fra le genti, invece sono prevalsi gli interessi economici che hanno condizionato i veri sogni che si cullavano. Si sono evidenziate le scissioni e i nazionalismi hanno avuto la meglio.
L'Europa è impaurita, perché altre scelte nel ventennio della sua unificazione ha operato; è stata ammaliata dalla chimera del capitalismo ad oltranza, gettando scoraggiamento e disillusione nei tanti giovani alla ricerca dell'avventura del proprio futuro.
L'Europa, dinanzi alle sfide del prossimo anno, nello scacchiere degli interessi internazionali che vedranno il sempre più rampante Putin in idillio con un non ancora decifrabile Trump, apparirà debole e confusa e magari ancora più vulnerabile agli attentati di matrice islamica oltre che approdo sempre più costante di immigrati che, disperati, scappano da una guerra che ancora non si capisce (o si capisce troppo bene e non si fa molto per fermarla) da chi è voluta. Il Natale ci raccoglie quest'anno attorno al presepe o all'albero di Natale, con qualche perplessità di troppo. Il Bambino di Betlemme viene a darci speranza per nutrire i figli con una Europa migliore e più unita nell'umanità.
Fra' Domenico Spatola.
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