Mi ricordo del tuo diario
vario e amico
di noi a lezione tua.
Lo lessi e piango
per vita a te negata
in giorni bui
che solo occhi tuoi
accesi a fari
pari a luce intensa.
Immensa ancora splende
a captare cielo di tua giovinezza
che raccontavi in sogni
con mano tremula
di ebbrezza
e carezza apparivi
modello parallelo
all'altro ostile
con il tuo: gentile
di dolcezza
che donavi a gente tua perseguitata,
e dall'abbaino del tuo rifugio incantata
segnali teneri mandavi
con tuoi occhi a raccontare
infanzia appena allor svezzata
di misteri che ancora
non matura tua età pianga
e nei perché rivanga
senso di agnello innocente
sacrificato al torbido
di chi sua mente
ha reso schiava
e ancor stupidità
immola falsità a orrore
e non fiorisce mai
capacità d'amore.
Fra' Domenico Spatola
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