Parabola dei cinque talenti: Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». 21«Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». 23«Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». 26Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».
Commento al Vangelo
Con un'altra parabola, rivolta ai suoi, Gesù raccontò il "Regno", svelandone dinamiche e potenzialità.
L'azione prodigale del ricco signore è la stessa di Dio. La lunga sua assenza offre opportunità di agire con impegno e responsabilità: far fruttare i "talenti" dal valore da capogiro, uno solo era pari a trenta chili d'oro, equivalente alla paga di venti anni lavorativi.
Ai tre vennero affidati, rispettivamente, cinque, due e un talento.
Non si trattava di un prestito, ma dell'elargizione della quale il donatore, con magnanimità, si compiaceva a promuovere le capacità di ciascuno.
I due, fruitori iniziali, si rivelarono all'altezza della consegna, raddoppiando il ricevuto. Il terzo, cui era stato dato un solo talento, fece dell'affido la lettura sbagliata. Ebbe il sospetto di un tranello del padrone, e lo accusò di spietatezza e avidità per volere "raccogliere dove non aveva seminato". Giustificava a se stesso pusillanimità, per avere sepolto il talento e poterlo restituire intatto e a riparo da rischi. Ritornato il Signore, i servi, felici e orgogliosi del raddoppiato capitale, furono gratificati con altri beni e con l'affido del governo delle città, mentre il pavido campione d'ignavia, avendo sciupato l'occasione della vita, approntava con l'insulto la giustificazione del fallimento.
Fra' Domenico Spatola
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