Quel giorno ti presenterai a me
qual Re,
e chiederai a sera di mia vita
dov'ero quando ardita
era tua fame
e mia appartenenza a tuo reame.
Hai avuto sete ed eri ignudo
mentre io troppo vestito ancora sudo.
Eri carcerato
o ammalato
e chiederai a me perché
estraniato
a tuo dolore.
Eri infatti tu, Signore,
che non vedevo,
perché con altra idea non conoscevo
tua logica d'amare
e navigavo in altro mare.
Ora comprendo tuo accorato appello:
mi mandi ancora l'ammalato e il poverello
e chiedi a me di porre attenzione
per non sciupare l'ultima occasione:
quella della sera del tuo arrivo
e rimpianto non sarà corrivo.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Giotto - Il giudizio universale
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