Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo.
14
Là dove entrerà, dite al padrone di casa: «Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua
con i miei discepoli?».
15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.
24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti.
25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
26Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Commento al Vangelo
Nel primo giorno degli "Azzimi", ossia del "pane senza
lievito", si evocava la fretta di Israele vissuta nella prima Pasqua,
quando Iahvè lo trasse dalla schiavitù egiziana. L'urgenza imponeva di
consumare, in piedi, l'agnello arrostito e il pane della fretta
("àzimo"). L'epopea continua a tutt'oggi per gli Ebrei.
Le coincidenze tra le due Pasque (quella ebraica e l'altra di Gesù) sono alterne a vistose divergenze.
Ai discepoli, intenzionati a preparare la pasqua antica il Maestro si oppose, proponendo "la sua" con contenuti nuovi.
"L'uomo dalla brocca d'acqua", che avrebbero incontrato alla porta del villaggio, e che andava seguito era l'ideale Giovanni Battista con il suo rito battesimale per la conversione.
"La stanza è preparata" al piano superiore, addobbata a nozze.
Il capitolo 24 del libro dell'Esodo è tenuto in filigrana dall'evangelista. Esso racconta di Mosè mentre presenta la Legge al popolo, e lo asperge in segno di consacrazione con il sangue degli animali.
Marcata è la distanza con la "cena del Signore" che offre con il "pane" il suo corpo e con il "vino" il suo sangue.
L'offerta è per tutti: ebrei e non. L'asserto è suffragato dai verbi usati dall'evangelista nelle adombrate due moltiplicazioni di pani. Nella prima Gesù "aveva benedetto il pane" degli ebrei, mentre nella seconda "aveva ringraziato" per quello dei pagani. Ora i due verbi riaffiorano: "benedisse" il pane e "ringraziò" per il vino, a sottolineare l'universalità del suo dono.
"Del pane", infine, non vien detto che fu mangiato, mentre fu esplicitato "per il vino" che dai discepoli "fu bevuto". Non basta infatti accogliere Gesù a modello, è necessario condividerne, bevendo al calice "simbolo di morte", la stessa donazione.
Cosi ogni Eucaristia sarà completa.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Valentin de Boulogne (1425)
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