venerdì 1 marzo 2019

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della VIII domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 6, 39-45

In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, ne vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, ne si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»

Aveva, in precedenza, Gesù dettato alle folle l'identikit del discepolo con l'espressione: "siate misericordiosi come è misericordioso il Padre che è nei cieli", e ora descrive le conseguenze di quanti definisce "ciechi" perché non assolvono a questa ingiunzione. Da "non vedenti" non potranno accompagnare altri ciechi. È il rifiuto della misericordia che disabilita alla luce e vieta a ciascun discepolo di contraddire o presumere di superare il Maestro. Non esiste dunque lezione alternativa a quella dettata sulla misericordia, che ispira ad analizzare i propri limiti, vietando il giudizio di competere su quelli altrui, visti come pagliuzza nell'occhio del fratello a confronto della trave che è nell'occhio di chi è buono a criticare, senza compassione. L'appellativo di "ipocrita" è rivolto da Gesù a costoro, in atteggiamento di teatralità e finzione. Essi recitano la parte senza convinzione e soprattutto senza conversione. Coerente è la riflessione sull'albero buono e sui suoi frutti come sulla improbabile raccolta di fichi da spine o di uva da rovi. Ognuno matura ciò che nutre nel cuore, mentre la lingua parla della sua abbondanza.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Albero di gelso (Van Gogh) 

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