Domenico Spatola, poliedrico e vulcanico frate cappuccino, ormai firma
prestigiosa del catalogo I Buoni Cugini Editori, non cessa davvero di stupirci
con la sua inarrestabile capacità di narrare in versi argomenti di vario genere
in cui far confluire quella che è la sua evangelica e francescana visione della
vita.
Questa volta il testo che offre a fra Domenico il pre-testo per il suo
racconto poetico in un vorticoso susseguirsi di versi, assonanze e rime sono
nientemeno che i poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea, studiati sui banchi di
scuola, come confessa, “A modo di premessa…”, l’Autore: “Lessi Omero da
ragazzo. Mi piacque come poeta dalle primordiali avventure dell’Umanità, e
congeniali alla mia età. Cercai di conoscerlo meglio” (p. 5).
Fra Domenico non fa mistero della sua preferenza per Ulisse,
“intelligente e astuto nel disbrigo geniale degli imprevisti”, tuttavia, “in età
canuta, mi accingo alla rilettura, ‘a modo mio’, dei fatti e misfatti del mitico
eroe dell’età sognata d’oro fin dall’antichità” (Ibidem).
Quella del rileggere i classici, che hanno accompagnato e in qualche
modo segnato la nostra infanzia, con il bagaglio dell’esperienza acquisita sul
campo, è dato fisiologico che fra Domenico conferma con questo suo lavoro.
Del resto, la vita stessa è davvero una replica delle vicende che i poemi
omerici, sotto tutti i punti di vista, hanno descritto nella narrazione che ruota
attorno agli “eroi” Ulisse e Odisseo (due volti dello stesso personaggio, osiamo
affermare, senza peraltro scomodare la vexata, e datata, questione omerica!).
Certamente, Omero racconta a modo suo i suoi protagonisti, Ulisse in
questo caso, ma Domenico Spatola, nella sua Ulissiade, lascia aperto il
pertugio attraverso il quale s’insinua, legittima e in qualche modo dovuta, la
domanda: siamo davvero sicuri che Ulisse, questo mitico e incredibile eroe che
ha solleticato la fantasia e la creatività di autori di ogni tempo sia davvero così
incredibile, intangibile, ineccepibile?
Tenuto conto che dietro ogni leggenda c’è un fondo di verità, l’Autore
ha seguito un copione molto curioso, e per certi versi originale, in cui prende
in considerazione tutte le caratteristiche dei personaggi ideati da Omero,
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nutriti di poesia, anche se fra Domenico si schermisce, humilitatis causa:
“Poesia nutre poesia. Con le debite distanze. Quella è sorgente, la mia è
rigagnolo tenue e soffiato del bisogno di riscrivere, per me e meritare la gioia
della custodia di tanti anni, ora prepotentemente alla ribalta, all’apertura di
uno dei tanti cassetti del cuore” (Ibidem).
L’Ulisse che Domenico Spatola ci restituisce nelle tre parti del suo testo:
Telemachia (pp. 13-21), Il viaggio di Ulisse (pp. 25-52), Uccisione dei Proci (pp.
57-102) funzionali a ripercorrere tutti i ventiquattro libri, di cui si compone il
poema, e a cui volutamente ha voluto imprimere “la musicalità dei
canzonieri”, è un Ulisse un po' cambiato, rispetto alla trama omerica, ma
molto più umano, nonostante gli sia toccato affrontare, con i suoi compagni,
parecchie avventure “improbabili”.
Alla fine della sua narrazione fra Domenico, giunto a Itaca, in sintesi
davvero mirabile, come in una ripresa cinematografica, allarga la sua presa
prima sui Proci, “intrappolati da miopica stupidità, fino a subirne il terrore. E
con loro i soci, goderecci e disattenti”, pur non trascurando Telemaco che “fu
figura funzionale, come Eumeo, Euriclea, l’aedo Femio, Medonte e lo stesso
Argo, il cane della fedeltà” (p. 6).
Ma su tutti, com’era immaginabile, si staglia Ulisse e l’Autore non ne fa
mistero: “Gigante è solo l’eroe, mai stanco di viaggiare perché mai sazio di
conoscere. Senza fine” (Ibidem). E in questa affermazione c’è da un lato la
scelta fatta e spiegata da fra Domenico nello scrivere questo libro, e nello
stesso tempo l’invito implicito al lettore a vivere la propria vita all’insegna del
viaggio e della conoscenza, cifre ineludibili di umanità.
A impreziosire il testo di fra Domenico Spatola, e a dargli come una
ventata di giovinezza e spigliatezza, contribuiscono i disegni di Isabella
Ceravolo, palermitana classe 1997, che coniuga in modo encomiabile arte e
musica, avendo frequentato il Liceo Artistico, specializzandosi in arti figurative
e conseguendo il diploma di laurea in pianoforte al Conservatorio di Musica
“Alessandro Scarlatti” di Palermo.
Questi disegni di Isabella Ceravolo, che illustrano a grandezza di pagina
i vari personaggi dell’Ulissiade, narrata dal frate cappuccino,si impongono alla
vista del lettore per la nitidezza dei tratti e la vivacità dei colori e
contribuiscono certamente a fissare nella mente quanto lo scrittore-poeta-narratore, moderno aedo, ha spalmato nel suo libro.
Un’accoppiata vincente, dunque, questa collaborazione artistica tra
Isabella e fra Domenico di cui non possiamo che rallegrarci, auspicando
ulteriori pubblicazioni, per la gioia dello spirito e degli occhi.
Fra' Giovanni Spagnolo
Fra' Domenico Spatola: Ulissiade. Le gesta di Ulisse nei versi di fra' Domenico Spatola.
Pagine 102 - Prezzo di copertina € 12,00
Parte dell'incasso è devoluto alla Missione San Francesco, la mensa dei poveri voluta e gestita da Fra' Domenico e dai volontari.
Il volume è disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Presso la Missione San Francesco (via dei Cipressi trav. piazza Cappuccini)
Su Amazon Prime, Ibs, La Feltrinelli.it
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