Venni anche io al tuo Calvario. Udivo la canea dei persecutori e della folla ventriloqua dei potenti. Vedevo odio in occhi iniettati di sangue, di quanti a soddisfazione ti volevano morto. Avevano propiziato quel momento e tu non li hai combattuto. Ti sentivi, Gesù, il "nuovo Agnello" sacrificale. Eri la loro Pasqua. I due cricifissi con te, ti imprecavano risentimento. "Hai salvato gli altri e non puoi salvare te stesso!". Dicevano il vero! Stessa ironia dei capi ti perseguitava fino a quel punto. Era anche la tua verità. Agivi non per te, ma per salvare noi, tuo gregge e ti offrivi ai lupi, da Pastore buono che dà la vita. Tua madre giù dalla croce, langue in suo Cuore e ancora ti stringe suo Figlio, e il tuo cuore "squarciato" accoglie pure noi. Tutto trova motivo nella tua sete. L'avevi di noi, e di nostra fede in te che compivi del Padre il volere e donavi lo Spirito, offrivi alla Chiesa l'amore di Sposo, fino alla fine. In quel vespro, il cielo si squarciò, il sole si oscurò, il mondo non fu lo stesso, i sepolcri si aprirono e non ci fu più pietra tombale a chiusura. La primavera dava i suoi frutti, la tua luce abbagliante iniziava nuovo racconto, e questa volta di vita eterna.
Fra' Domenico Spatola
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