sabato 1 aprile 2023

Fra' Domenico Spatola: La passione di Gesù secondo l'evangelista Matteo

Giuda svendette il Maestro per trenta denari, il prezzo che si pagava per comprare uno schiavo. Gesù rispose con il più alto gesto d'amore: la sua Eucaristia. La cena pasquale, questa volta l'aveva preparata il Padre, per il Figlio: nuova Pasqua e Agnello immolato. Il Pane è il suo Corpo, a sostituzione dell'antica Legge; e il vino, il suo Sangue per la "nuova Alleanza". Pietro millantò presunzione di fedeltà fino alla morte, ma fece cantare nella notte il gallo, il trombettiere del Satana, il nemico, con un triplice rinnegamento. Nel Getsemani, Gesù lottò da solo, mentre gli amici, su cui confidava, dormivano estraniati. Giuda venne con la turba armata di spade e bastoni, e lo baciò. Era segnale per gli sgherri, non d'affetto. Non si poteva sbagliare nell'oscurità. Pietro, improvvisato spadaccino, pretese di difendere Gesù, ma fu pregato di non ricorrere alla violenza: "Chi di spada ferisce, di spada perisce". Da Caifa, il capo del Sinedrio, fu giudicato e condannato, senza prova fumante. Pretese da lui la esplicita dichiarazione. L'ottenne dal "Figlio dell'uomo alla destra di Dio, sulle nubi del cielo". "Bestemmiatore" lo dissero e lo coprirono di sputi e schiaffi, mentre Pietro, pavido, protestava innanzi a tutti di non conoscerlo. Al canto del gallo si pentì. Anche Giuda volle restituire i denari e il "prezzo del sangue", servì per comprare il campo "Alceldama", per la sepoltura degli stranieri. Si impiccò con rito da traditore.
Pilato, il governatore romano, interrogò Gesù. Lo vide innocente  Provò, ma con resistenze sempre più pavide, a liberarlo sapendo che glielo avevano consegnato per invidia. La moglie Claudia, l'aveva consigliato di non avere a che fare con il prigioniero, per gli incubi nella notte. Ma Pilato cedette alle minacce di denuncia da "traditore" all'imperatore" e, dopo sempre più mal riusciti tentativi, compreso il confronto col terrorista Barabba, lo consegnò al boia. Dopo flagellato, la soldataglia inscenò l'irriverente e carnescialesca incoronazione di spine come per un re da burla, usuale nei loro "Saturnalia".  Rivestito poi con stracci di porpora, fu coronato di spine.  Il Cireneo, costretto, sollevò il suo "patibolo" e, sul  Golgota, Gesù fu crocifisso, dopo avere rifiutato la mistura  di vino e mirra. I due ladroni a lato dovevano sottolineare al passante che Gesù era delinquente pari a loro. Le sue le vesti, divise a sorte, furono la sua eredità ai pagani. Dalle nove del mattino fino alle tre del pomeriggio, stette a patire e il motivo era leggibile nel titolo, con ironia sul suo capo: "Re dei Giudei". I passanti lo irridevano e i capi religiosi lo tentavano: "Scendi dalla croce, e crederemo!". A mezzogiorno  lo splendore del Crocifisso oscurava ogni altra luce. Ma era come la notte della liberazione dei figli di Israele dall'Egitto. Alle tre del pomeriggio, con voce  possente più di quella del gallo, Gesù gridò la sua vittoria, riassunta nel Salmo 22, e comunicò lo Spirito. Tutto fu diverso.  Nel tempio, il velo scisso da cima a fondo, non divideva più Dio dagli uomini e nel sepolcro non andrà più cercato il morto, perché Cristo è il vivente.

Fra' Domenico Spatola
Nella foto: dipinto di Caravaggio

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