sabato 20 maggio 2023

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Ascensione di Gesù in cielo (Anno A): Matteo 28, 16-20

 
16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Dall'evangelista Matteo, la "Ascensione" è narrata come conferma della "presenza" del Risorto a carattere planetario. L'incontro con i discepoli,  da Gesù fu prefissato sul "monte" di Galilea, a loro noto perché da lì Gesù aveva dettato lo Statuto del Regno dei Cieli: le "Beatitudini".  Era indicazione dove incontrarlo, valevole per i credenti di ogni tempo.  In esse avrebbero fatto esperienza della "Vita che non muore". Si presentarono in Undici, avendo Giuda fatto altra scelta.  Si prostrarono dinanzi a Gesù come riconoscimento della sua identità divina.  Dubitarono però di poterlo raggiungere nella uova condizione, avendo visto le sofferenze da lui patite. Gesù  tolse loro ogni dubbio, e li investì con un nuovo mandato, fiducioso delle loro capacità. Consegnava il potere che egli aveva in cielo e in terra, e li inviava ai popoli, ad insegnare le "Beatitudini",  perché ognuno scegliesse di anteporre il bene altrui alla propria convenienza.  L'immersione nell'amore divino, equivaleva al "battezzate nel nome del Padre,  del Figlio e dello Spirito Santo".  Assicurò continua vicinanza crescente, e li affrancò da ogni paura.

Fra' Domenico Spatola
(Dipinto Garofalo) 

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