Lo è per i tre Segreti. L'ultimo ancora emblematico. Consegnati a Lucia, sopravvissuta a Giacinta e Francesco, morti prematuri. Nella Cova d'Iria presso Fatima in Portogallo, il 13 maggio 1917, con i cugini pascolava le pecore di famiglia. A mezzogiorno il fruscìo di vento, e sull'olmo appariva la "Signora dal bianco vestito". Li rassicurò, ma chiese loro di tornare, ogni 13 dei mesi successivi, fino a ottobre. Raccomandò il rosario pregato per i peccatori. A casa non furono creduti. Troppo giovani. Alla terza apparizione di luglio, non permisero loro di presentarsi e l'appuntamento con la Vergine slittò al 17 successivo. Indiscutibilmente terribile e suppongo anche impropria per bambini la visione concessa è da loro raccontata. Qualche dubbio ancora mi assale. La grande Guerra finiva, ma quella preannunciata era più tragica La sesta fu a ottobre, cadenzata dal "sole danzante". Nonostante le premesse, di Fatima continuo a mantenere bei ricordi da adolescente. Il seminario cappuccino a Sciacca, che raggiunsi a dieci anni, era dedicato alla "Madonna di Fatima". Vi si venera la statua lignea, commissionata a Ortisei, "bella e miracolosa" da padre Ludovico, cappuccino. Miracoli negli anni Cinquanta, del secolo scorso, ce ne raccontavano tanti, soprattutto quelli del pellegrinaggio mariano svoltosi nei Paesi dell'entroterra siculo, voluto e diretto da Padre Liborio Iannazzo. Anche io stetti tre giorni a Fatima, luogo delle apparizioni. Tante le manifestazioni devote ma un po' paradossali, che lasciavano qualche velo di tristezza. Due, per tutto il tempo, furono i programmi annunciati che si alternavano: preghiera e sacrifici. Tanta gente percorreva il perimetro esterno della chiesa strisciando in ginocchio. Mi turbava, da apparirmi incomprensibilmente compassionevole. Mi bastò sapere che il sistema reggeva, anche se tuttora m'inquieta.
di Domenico Spatola
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