Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi,
16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.
La
Pasqua dei Giudei, è festa solo per i capi religiosi. Il popolo è schiacciato
da paurosi sensi di colpa e d'impurità rituale decretata dalla istituzione
religiosa. Lo stato d'impurità, ineludibile per qualsiasi cosa, è superabile
solo con complicati e costosi sacrifici di animali. Tutti piazzati, per
mercanteggiarli: buoi, pecore e colombe. Immancabili i cambiavalute. C'è
sensibilità ipocrita perché non circoli, negli spazi sacri, moneta dichiarata
"impura" per l'effigie dell'imperatore. Non quisquilie o sottigliezze
in quella cultura dove il formalismo era sostanza. Il denaro, vero dio del
tempio, andava cambiato con moneta legittimata.
Il turgore del Cristo è profetico, letto anche dai suoi discepoli, con l'aggiunta dello "zelo" del Messia. La sferza di cordicelle e i colpi sferrati contro i venditori comportano lettura messianica. Compito del "Riformatore" è infatti purificare il tempio e il culto. La sgridata ai venditori di colombe è esemplare: le colombe sono le offerte dei poveri costretti al baratto con Dio per la purificazione. Ma il perdono divino non è negoziabile: è il suo dono gratuito e lo si accoglie.
Il gesto suscita scalpore. Vogliono spiegazione gli avversari. Chiedono a Cristo le credenziali che legittimino il suo operato. Incompresa la sua risposta: il tempio, costruito in tanti anni, non potrà risorgere in tre giorni. Ma egli parla della sua umanità, il "santuario" cui allude. La risurrezione, oltre la morte, illuminerà anche i discepoli perché comprendano che luogo dell'incontro con il Padre, non è il tempio manufatto da uomini, ma l'umanità del Figlio glorificata sulla croce.
Il turgore del Cristo è profetico, letto anche dai suoi discepoli, con l'aggiunta dello "zelo" del Messia. La sferza di cordicelle e i colpi sferrati contro i venditori comportano lettura messianica. Compito del "Riformatore" è infatti purificare il tempio e il culto. La sgridata ai venditori di colombe è esemplare: le colombe sono le offerte dei poveri costretti al baratto con Dio per la purificazione. Ma il perdono divino non è negoziabile: è il suo dono gratuito e lo si accoglie.
Il gesto suscita scalpore. Vogliono spiegazione gli avversari. Chiedono a Cristo le credenziali che legittimino il suo operato. Incompresa la sua risposta: il tempio, costruito in tanti anni, non potrà risorgere in tre giorni. Ma egli parla della sua umanità, il "santuario" cui allude. La risurrezione, oltre la morte, illuminerà anche i discepoli perché comprendano che luogo dell'incontro con il Padre, non è il tempio manufatto da uomini, ma l'umanità del Figlio glorificata sulla croce.
Fra' Domenico Spatola
Nella foto: Gesù scaccia i mercanti dal Tempio - Luca Giordano.
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