venerdì 9 novembre 2018

Commento di fra Domenico Spatola al Vangelo della XXXII domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 12, 38-44


Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
La piccola offerta di una vedova
41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Tragica denuncia di Gesù contro gli Scribi, che, per loro professione, avrebbero dovuto essere della Legge interpreti credibili nello spirito e nella vita. Invece sfruttavano la loro condizione per il prestigio personale. Già lo stesso vestito aveva funzione di singolarità e solitudine della millantata superiorità. Il saluto esigito nelle piazze era referenza dovuta, e tronfia l'ambiziosa pretesa dei posti più  alti nelle sinagoghe, a costringere tutti ai loro piedi. Nei banchetti i posti più vicini al capotavola pretesi per essere meglio serviti. La voracità più colpevole era nel raggiro delle vedove indifese per divorarne le case. La finzione di pregare a lungo serviva ad ammaliare la gente. La sentenza nei loro confronti non potrà che essere pari alla colpevolezza di avere deformato Dio, nel vampiro sanguisuga di offerte anche delle indifese vedove, che la Legge, prevedeva mantenute con le offerte del Tempio. Gesù ne sorprende una con le due monetine, tutto il sostentamento, mentre le versa nel Tesoro. Il giudizio del Signore è severo anche per lei che con il "suo niente" contribuisce a mantenere il dio denaro, contrabbandato come Iahvè.

Fra Domenico Spatola

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