(Mc 14, 66-72)
Pietro intanto si scaldava nel cortile,
quando, impertinente e non leggiadro stile,
una serva del sommo sacerdote
lo fissò e, con parole ormai note,
puntò su lui il dito e senza freno:
“Anche tu – gli disse – eri col Nazareno!”
Ma egli, scoperto e rattristato,
con fare contrariato
negò:
“Non capisco – disse – e non so
quello che tu vuoi dire!”
Era svanito di Pietro il tracotante ardire,
e, appena fuori dal cortile,
non poté non udire il vile
gallo cantare la prima volta.
Ma la serva lo seguì per l’altra svolta,
e, senza titubanza,
ripetè ad oltranza
davanti ai presenti più straniti:
“Anche costui fa parte dei falliti!”
Ma Pietro ripeté suo diniego.
mentre tutti in coro a sussiego:
cantilenavano: “Canta e fai l’Orfeo,
dillo che anche tu sei Galileo!”
Ma egli, imprecò
e spergiurò:
“Non conosco quell’uomo che voi dite,
è troppo mite
per essere il Messia.
Io di lui neppure so chi sia!”
Il gallo, suonò sua tromba,
che ancor quel canto in ogni regione rimbomba.
Per Pietro fu la tomba
della sua caduta,
ricordando la parola di Gesù avveduta:
“Prima che il gallo canterà due volte,
per tre volte, prove saran raccolte
che vita mia da te sarà svenduta”.
E, a conversione già avvenuta,
angosciato suo pianto
fu amaro e tanto.
Fra' Domenico Spatola: Vangelo di Marco in versi
Il libro servirà ai piccoli e agli adulti, e ciò ripagherà la mia fatica e quella degli editori che vi hanno creduto.
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Nella foto: dipinto di Caravaggio
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