venerdì 23 luglio 2021

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della XVII domenica del tempo ordinario (anno B): Giovanni 6, 1-15

 

1 Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. 14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

Raggiungere l'altra riva del mare di Galilea, significò che il cambio di Alleanza era avvenuto. Gesù restituiva al popolo, la Pasqua di cui i capi giudei s'erano appropriati. Le guarigioni operate da Gesù erano  "segno" per la gente che lo seguiva. Ma sullo sfondo l'evangelista ricalcava Mosè, superandone gesti e parole. Anche Gesù salì sul monte, per dare al popolo la legge. Non sarà più in "tavole di pietra", ma nel Pane "suo Corpo". Il discepolo Filippo fu provocato da Gesù a superare l'ideologia meritocratica della Legge con l'alternativa al "comprare il pane per sfamare tanta gente". Non bastavano i duecento denari che possedevano. La cifra era pure considerevole, equivalendo ai due terzi dello stipendio annuale di un operaio. Andrea suggerì di utilizzare "i cinque pani d'orzo e i due pesci" in possesso di un ragazzo. In passato il profeta Eliseo, con "venti pani d'orzo aveva sfamato cento persone" rimanendo anche degli avanzi. A Gesù dei "pani d'orzo" ne bastarono "cinque", e la popolazione era di circa "cinquemila" uomini. Le cifre erano simboliche e tutte in relazione con il numero "cinquanta" della "Pentecoste". Si trattava quindi del sottomultiplo "cinque" e del multiplo "cinquemila". Indicazioni dunque teologiche riferite allo Spirito Santo, il soggetto agente in ogni Eucaristia. Fatti sdraiare tutti  "da signori", nel luogo dove l'erba era dei tempi messianici, abbondante per nutrire e far riposare. "Tutti furono saziati" annotò lo Scrittore e di quel pane avanzato si raccolsero "dodici ceste" per l'Israele che andava rifocillato. A quel punto però la folla equivocò, e non andò oltre il segno. Immatura per accettare la libertà offerta.  Volevano un capo, e Gesù  non era venuto a sottomettere ma a liberare. Recusato perciò il ruolo di "profeta riformatore" perché quella Legge egli la contestava, e il titolo del "Re" che sottomette i popoli, carico di delusione, risalì il monte, e "da solo" come aveva fatto Mosè, dopo avere constatata l'idolatria del suo popolo.

Fra' Domenico Spatola

Dipinto di Giambattista Pittoni 

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