mercoledì 14 luglio 2021

Santa Rosalia, tra mito e storia

1624. A Palermo furoreggiava la peste. In ogni casa si piangeva un figlio morto. I "monatti", becchini d'epoca, erano affaticatissimi con i loro carri cigolanti tra i lamenti dalle case, dove si piangevano i cadaveri da bruciare ai crocicchi. Straziante il corale dolore commosse la Santa. In sogno, indicò al cacciatore dove trovare i suoi resti da portare in processione. Sul Pellegrino, il monte era a lui noto per le battute di caccia. Vi individuò la grotta che, in più occasioni, gli era servita a riparo da pioggia o dal sole.  Scavò nel posto indicato dalla Santa e trovò le reliquie di Rosalia. Il Senato palermitano, vi vide  l'estrema opportunità, dopo tutte quelle tentate invano. Fece portare in processione la Santa in tutti rioni e, al passaggio, si avverò il prodigio. Quel 15 luglio entrò nella grande Storia di Palermo.
Fino a quel momento, tuttavia su Rosalia le notizie erano state scarne, mentre attualmente sono molte le congetture. Può essere stata dama di corte della regina Margherita, moglie di re Guglielmo "il Malo", ma più attendibile potrebbe essere l'altra ipotesi che la dice "monaca basiliana", che, nell'eremo del Monte, aveva cercato il Signore, per le nozze mistiche con lui. Alla Quisquina, in provincia di Agrigento, è tutt'oggi visitabile uno speco nella montagna, dove scolpito è il suo nome nella roccia: "Ego Rosalia, Sinibaldi filia, amore Domini Jesu Christi dilexi hunc locum". Da lì passò sul monte Pellegrino, in cerca della solitudine, così apprezzata dagli innamorati.

Fra' Domenico Spatola 

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