Il viaggio di Gesù con i discepoli verso Cesarea di Filippo, a nord della Palestina, dava occasione al Maestro, di chiedere cosa la gente pensasse di lui. I discepoli erano infatti appena reduci da una missione. Dalle risposte della gente, Gesù capiva il grado di comprensione dei suoi. Diedero risposte desolanti. Evocavano solo morti, che, per comune credenza, si sarebbero dovuti reincarnare. Gesù era perciò o Giovanni Battista, o Elia, o uno dei profeti. Incassato il fallimento, chiese la loro opinione: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro fu pronto a rispondere: "Tu sei il Cristo!" Era il corrispettivo dell'ebraico "Messia", quello della tradizione che non coincideva con il modello di Gesù. Infatti nella prospettiva del "Messia davidico" Gesù avrebbe dovuto instaurare la monarchia e assicurare l'osservanza della Legge di Mosè. Severo fu di Gesù il rimprovero: "Lo sgridò". Volle tuttavia chiarire che il "Figlio dell'uomo (titolo da Gesù preferito a quello di Messia) avrebbe sofferto molto e, rifiutato dal sinedrio (anziani, sommi sacerdoti e scribi), messo in croce, ma il terzo giorno sarebbe risorto". Era nei canoni della profezia di Isaia che parlava del "servo sofferente". A Pietro parve una pazzia, e provò a esorcizzarlo. "Satana!" lo appellò voltandosi, e gli indicò il posto da discepolo: "Vade retro!", motivando il suo rifiuto: "tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". L'incidente affrettò il chiarimento, decisivo a scanso di false aspettative. "Seguire lui comporta il rinnegamento di se stessi, sollevare la croce e seguirlo!" Tale "scelta", che comporta il rifiuto del mondo, si rivela la scelta che consente la vita in pienezza.
Fra' Domenico Spatola
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