sabato 4 giugno 2022

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della Pentecoste (anno C): Giovanni 14, 15-16.23b-26

15
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Gesù s'era proposto ai discepoli a modello di amore nel servizio della lavanda dei piedi. Era il massimo della misura, per il Maestro e Signore che si fa servo. Chiedeva in cambio osservanza dei suoi comandamenti, declinati dall'unico proclamato: quello dell'amore come il suo. A queste condizioni, il Padre li avrebbe amati e, da lui pregato, avrebbe inviato lo Spirito Santo, l'altro Paraclito, soccorritore e protettore sempre in attività, che sarebbe rimasto perennemente con loro.
Non occasionale figura dunque la sua, ma presenza costante. Gesù in tal modo sollecitava nei suoi piena fiducia da non dovere preoccuparsi di nulla, in quanto lo Spirito avrebbe assolto a ogni loro necessità. Esortava così i discepoli a vivere sereni: "il Padre mio amerà chi osserva i miei comandamenti e insieme verremo e dimoreremo in lui".
Si realizzata in tal modo il "progetto" di Dio per l'uomo. Non più quello del dio lontano ma di Colui che vuole essere accolto per fondersi con l'uomo e dilatarne le capacità di amore, rendendone la vita indistruttibile. Quindi ogni comunità e ogni credente sarebbe diventata l'unico vero santuario dal quale si potrà irradiare l'amore di Dio. Se nel "vecchio santuario" le persone dovevano andare, e non tutte venivano ammesse, "il nuovo santuario" va incontro alle persone e specialmente agli esclusi ed emarginati dalla religione. Si realizzava in tal modo quanto scritto nel "Prologo" di Giovanni: "il Logos/Progetto di Dio aveva piantato la sua tenda in mezzo a noi". Abitazione divina è dunque l'uomo e la comunità cristiana di Dio, che chiede di essere accolto per fondersi con l'uomo, non per assorbirne energie ma per comunicargli le sue. Il Dio di Gesù non chiede di vivere "per lui" ma di vivere "di lui" e "con lui" e "come lui" per essere "dono d'amore" per l'Umanità. Aggiunse: "Vi ho detto queste cose mentre sono presso di voi, ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi ricorderà tutto quello che vi ho detto". Consentire perciò allo Spirito di entrare in noi, equivale a rendere al Dio di amore, rivelatosi in Gesù, di farsi più visibile e a noi di meglio comprenderlo.

Fra' Domenico Spatola 

Nessun commento:

Posta un commento