sabato 15 ottobre 2022

Commento di fra' Domenico Spatola al vangelo della XXIX domenica del tempo ordinario (anno C): Luca 18, 1-8

 
1 Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi: 2 «In una certa città vi era un giudice, che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno; 3 e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui e diceva: "Rendimi giustizia sul mio avversario". 4 Egli per qualche tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: "Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno, 5 pure, poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo a insistere, non finisca per rompermi la testa"». 6 Il Signore disse: «Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto. 7 Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? 8 Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?»

Il Regno di Dio si realizza nella giustizia che è attuazione della felicità degli uomini. Il Padre sa ciò che necessita e previene, vuole però che domandiamo lo Spirito Santo, per corrispondere con la fede al progetto di pace tra gli uomini. "Shalòm", per il Vangelo, non è solo "tregua", ma "la pace", come pienezza di vita.  Il giudice della parabola è un figuro bieco, dipinto a tinte fosche. Indecente per quel ruolo perché opportunista e in stridente antitesi con Dio. È infatti ingiusto, immorale, libertino e ateo. Asseconderà la legittima  richiesta della vedova, l'anello debole della società del tempo, perché non sopporta la sua insistenza. Non vuole più gridata l'ingiustizia da chi è fatta oggetto di doppia prevaricazione: della sua che non l'ascolta e da chi la offende. La parabola è drammaticamente attuale. Il grido oggi è quello dei poveri, alle strette degli speculatori avidi, che approfittano del caos della guerra ingiusta e immorale. Coloro che governano il mondo globalizzato oggi sono i padroni avidi, che con i loro codici decidono le guerre e i propri utili. Se in Ucraina o nelle altre parti del Mondo, la gente muore, a loro poco importa, perché interessa il profitto, quello proprio e dei fabbricatori di armi. Gesù insiste sulla giustizia, richiamandola quattro volte a fondamento della pace, e offre alternative per il Regno e per realizzare equità, avversa alla sperequazione che rende i poveri sempre più tali. La Pace nel Pianeta, minacciata dal nucleare, fatica ad essere visibile. La parabola è monito per quanti dalla guerra traggono profitti, gonfiando i prezzi con costose bollette che la gente, sempre più povera, non sopporta. Al mondo ingiusto, l'alternativa di Gesù, preferendo la condivisione ai traffici di banchieri e despoti. Angosciante infine  l'interrogativo di Gesù,  se, al suo ritorno, troverà fede sulla terra? La risposta potrebbe attendersi negativa. Ma nulla è impossibile a Dio. Perciò la preghiera insistente collaborerà con il Padre che vuole lo stesso di ciò che gli chiediamo,  ma non senza la nostra cooperazione.

Fra' Domenico Spatola 


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