Era un mattino. Gerusalemme già ferveva dalle prime luci dell'alba. Il giorno imponeva riposo. Da lontano, distinto si sentiva il suono del corno d'ariete, lo "shofar" delle grandi ricorrenze. La gente si affrettava al tempio per solennizzare la Legge. Il rotolo sacro e inviolabile andava tolto dalla teca per essere intronizzato. I sacrifici di colombe e di agnelli fumavano sugli altari già dal pomeriggio precedente. Si respirava aria speciale anche dai discepoli che quella mattina vivevano l'attesa. Maria la Madre era a confortarli. Alle nove il rumore fu un boato, e nel luogo dove col Signore vissero l'ultimo banchetto, dall'alto, staccandosi da un globo di fuoco, tante fiammelle come lingue si posarono sul capo degli apostoli, finalmente non più pavidi. Raggiunsero la folla radunata dal tuono. Primo a parlare fu Pietro. Narrò suscitando la fede in coloro che commossi chiesero il battesimo. Reciproca fu la meraviglia, perché si comprendevano pur provenendo dalle diverse Nazioni. Il prodigio era nel linguaggio, quello stesso di Gesù, che è l'amore.
Fra' Domenico Spatola
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