Dopo Giovanni, ormai agli arresti, Gesù andò nella Galilea, per lui meno pericolosa della ortodossa e giustizialista Giudea. La Galilea era promiscua, coacervo anche di peccatori e di infedeli pagani. Ambiente ideale per Gesù. Cercò e trovò da subito collaboratori, nello scenario unico, e sognante per la fede: il lago di Galilea. Lo volle chiamato "mare", perché il messaggio universale doveva tracimare gli stretti confini dell'intera regione. Il Vangelo. era la "buona notizia" del Regno di Dio ormai a portata di mano per tutti. Bastava cambiare prospettiva su Dio, non considerandolo "giudice" ma "padre" per tutti. Era il suo invito a convertirsi, e l'annuncio doveva essere capillare, di porta in porta. Urgevano perciò collaboratori, e sulla riva di quel "mare" ne individuò quattro. Due coppie di fratelli: Simone e Andrea gettavano le reti, e i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, nella barca del padre, riparavano le reti. Li chiamò col mandato di "pescatori di uomini". Affidava in tal modo nuovo ruolo, più efficiente e gratificante, quello del bagnino. Non dovevano più dare morte ai pesci ma salvare uomini dai gorghi del mare (male). Per la sequela di Gesù, dei primi non si accusarono traumi da distacco, dei secondi invece si disse che dovettero lasciare, e non sappiamo con quale reazione del padre e dei garzoni. Gesù dava inizio in tal modo alla più bella avventura: dalla Galilea, il Vangelo sarebbe arrivato sino ai confini della Terra.
Fra' Domenico Spatola
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